di Stefano Stefanini
Ieri la Turchia ha compiuto un altro passo nell’inesorabile cammino di allontanamento dall’Europa intrapreso da Recep Tayyip Erdogan.
Santa Sofia museo era un ponte; Santa Sofia moschea è una scelta di campo.
Di qui il “dolore” annunciato da Papa Francesco. Questo Pontefice non è contro le moschee. Il suo gregge è cristiano e cattolico, ma egli rispetta profondamente i greggi altrui. Da tempo il messaggio dell’Angelus di San Pietro è interconfessionale. In una semplice parola Papa Bergoglio ha convogliato lo smarrimento che desta la scelta di Erdogan di contrapposizione anziché di conciliazione fra fedi e culture.
Ankara non è sola nello strappare il tessuto dell’identità e solidarietà occidentale. Accanto e più insidioso di Covid, in Europa, in Atlantico e nel Mediterraneo corre il virus della disunione. Musica per le orecchie di rivali e concorrenti – non mancano. Tranne un po’ di disinformazione, che non guasta, Xi Jinping e Vladimir Putin hanno il lusso di fare da spettatori: i semi della discordia occidentale gli vengono serviti su un piatto d’argento.
Il fatto che l’Ue abbia tenuto, in extremis, sul nuovo Fondo anti-crisi è l’eccezione alla regola delle tendenze centrifughe. Di queste la crescente eccentricità della Turchia nella Nato e l’uscita del Regno Unito dall’Ue sono la punta dell’iceberg. Hagia Sophia è il simbolo di Istanbul, ex-Costantinopoli, moschettone storico che aggancia l’Anatolia all’Europa … leggi tutto