La libertà di espressione significa anche ascoltare chi non ha voce (voxeurop.eu)

di Timothy Garton Ash

Intervenendo nel dibattito sulla “cancel culture” 
l’autore di Free Speech: Ten Principles for a 
Connected World – “Libertà di espressione: 
Dieci principi per un mondo connesso” insiste 
sulla necessità di associarla a un attento 
e aperto ascolto.

Una lettera aperta in difesa del sano dibattito ha suscitato a sua volta un sano dibattito, compresa una lunga controlettera. Bene. Bisogna tutelare la libertà di espressione ma anche promuoverla, a favore di chi ha spesso minor ascolto.

La lettera originale, pubblicata sulla rivista Harper’s e firmata da 150 scrittori, accademici e giornalisti, in massima parte nordamericani, appoggia “la protesta contro il razzismo e per la giustizia sociale” ma mette in guardia contro gli effetti spaventosi della nuova cultura censoria, “l’intolleranza verso le altre opinioni, la tendenza a infamare e a ostracizzare”.

Il punto focale riguarda la debolezza dei “vertici delle istituzioni” che, “preoccupati di contenere i danni, si affrettano a imporre sanzioni sproporzionate, invece di procedere a riforme ponderate”.

È vero. Basta un tweet offensivo, un commento molto volgare, una citazione letteraria che contenga il profondo razzismo o ses- sismo della sua epoca e sei sbattuto fuori – licenziato o, come minimo, sospeso, e le istituzioni si affretta- no a prendere le distanze dall’appestato intellettuale.

Qualcuno dirà che si tratta di eccezioni. Bisogna certo valutare caso per caso. Ma i casi sono parecchi e ne bastano pochi per produrre un effetto spaventoso. Quindi que- ste sono cose da dire e so- no state ben dette … leggi tutto

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