La questione dei forestierismi è atavica: rappresentano un inquinamento o un arricchimento?
Nei tempi andati i puristi identificavano l’italiano con quello di Dante, Petrarca e Boccaccio, anche se in seguito si aprirono sempre più ad altri autori. Erano ostili ai neologismi, alle voci dialettali non toscane, e respingevano a priori tutti i “barbarismi”.
Si opposero al purismo tanti sostenitori di una lingua più aperta, puntando il dito sul rischio di ingessare l’italiano nella “lingua dei morti” e di impedirne l’evoluzione. Già Machiavelli aveva compreso l’importanza di accogliere parole da altri: se vengono adattate arricchiscono una lingua, altrimenti la “imbastardiscono”.
Ludovico Muratori aveva notato che anche gli autori del Trecento avevano abbondantemente attinto dal lessico provenzale o delle altre lingue “sorelle dell’italiana”, usando termini che “fecero divenir propri” e rendendo la lingua non “intorbidita”, ma “arricchita” … leggi tutto