La pace non si difende a parole (italiaoggi.it)

di Gianni Pardo

Per gli europei si è trattato di un brutto 
risveglio. 

I condomini si sbranano a vicenda, e poi pretendiamo che vadano d’accordo tutti i Paesi del mondo.

La nostra società va a ramengo, preda del conformismo, del buonismo, dell’ignoranza della storia, della mancanza di senso del reale e soprattutto di senso del dovere. E in questo disastro di che cosa ci preoccupiamo? Dell’ecologia

Normalmente si pensa che l’Europa sia un continente di pacifisti inermi e sognatori (tanto da dover contare sull’eventuale difesa statunitense per non essere divorata dal primo che passa) perché i disastri e i lutti della Seconda Guerra Mondiale l’hanno indotta a pensare che mai più il continente si sarebbe imbarcato in una guerra come quella.

E dal 1945 la storia è sembrata dare ragione a questa azzardata speranza: la pace è durata per settantasette anni ed ha perfino provocato un cambio di mentalità. Oggi abbiamo una generalizzazione dell’irenismo. Una corrività a credere che le belle parole possano trasformarsi in realtà.

Perfino il pregiudizio che tutte le controversie internazionali possano risolversi con la diplomazia. Insomma, accanto all’orrore della guerra, abbiamo trasformato in culto la mancanza di senso del reale. Pensare che la guerra è eterna (perché iscritta nella natura umana) e che dunque è sempre possibile, è stato visto come una forma di bellicismo, di cinismo e di immoralità. Perfino come una delle cause dei mali del mondo. La logica della potenza è stata rigettata in blocco, come si trattasse di un ferrovecchio medievale. Una forma di arretratezza storica.

La pace non è scontata

Ecco un esempio. Se qualcuno avesse detto che «La migliore garanzia per il mantenimento della pace è un esercito che produca una sufficiente deterrenza nei confronti di qualunque aggressore», avrebbe ricordato una banale ovvietà. Ma quale sarebbe stata la reazione degli astanti? Lo scandalo. Nientemeno. Per la maggior parte delle persone il miglior modo di preservare la pace è che tutti la celebrino ogni giorno e che nessuno produca armi (la pensa così anche il Papa). Come se si dicesse che gli uomini vanno a gabinetto solo perché qualcuno fabbrica tazze per il WC. O, se non vogliamo essere scurrili, come dire: «Se non produrremo più piatti e posate, ci passerà la fame».

E tuttavia la concezione comune è stata questa: se tutti siamo per la pace, chi mai potrebbe dare inizio ad una guerra? E se tutti i Paesi europei si inchinano all’ideale della pace, perché volete che l’Europa si armi? Contro chi dovrebbe combattere? Una nuova guerra è impossibile.

Perfino la Nato è un’alleanza inutile

Persino la Nato è un’alleanza inutile. Questa pace è prevedibilmente eterna e per l’eternità ci possiamo risparmiare i soldi degli armamenti. Chi non ci crede si informi con Giuseppe Conte.

Tutto ciò è stato vero fino al momento in cui la Russia ha dato la sveglia all’intera Europa cercando di invadere l’Ucraina. Poi il 7 ottobre, poi Gaza, poi l’attacco dell’Iran: e l’Europa, sorpresa, si accorge di essere in mutande. Non solo non ha abbastanza armi da dare all’Ucraina, ma non ne ha abbastanza neanche per difendersi. Addirittura non è capace di produrre le munizioni nei tempi richiesti. Insomma si accorge di essere nei guai fino agli occhi, se gli Stati Uniti non fanno la loro parte. Che poi è proprio la loro precisa intenzione, a quanto pare.

Nel momento in cui gli americani effettivamente sembrano sganciarsi da questa difesa, siamo allo smarrimento. Abbiamo imboccato una falsa strada e, per prima cosa, invece di renderci conto di quanto siamo stati ciechi, rimproveriamo gli Stati Uniti. «Come mai non capiscono che essi hanno il dovere morale di proteggere l’Europa e l’Ucraina?»

Il dovere morale? E quando mai gli Stati hanno agito in base al dovere morale? Se mai gli Stati Uniti hanno prima sentito questo dovere, è stato segno che avevano una dirigenza incapace. Per la propria sopravvivenza nessun governo sano di mente ha mai contato sulla difesa di un altro Paese. Purtroppo contro le idee deliranti, debordanti e straripanti, non c’è difesa. Il presidente della Repubblica ha detto che è anche aumentando il livello culturale che si ottiene la pace. Così, ho capito, se qualcuno minaccia di spararci gli diremo: «Guardi che sono laureato e parlo quattro lingue straniere».

Pacifisti senza senso del ridicolo

Ma – riconosciamolo – ci sono mezzi ancor più risolutivi, per preservare la pace. Se domani stesse per scoppiare una guerra tra la Cina e il Giappone, i metalmeccanici proclamerebbero uno sciopero, gli studenti marinerebbero la scuola e una folla di giovani con una sciarpa arcobaleno si siederebbero sul selciato dell’Autostrada del Sole. Volete che possa scoppiare una guerra, dopo simili decisive misure?

Tutta la nostra epoca è piena di questa mentalità. I condomini (concittadini di condizione sociale simile) si sbranano a vicenda, e poi pretendiamo che vadano d’accordo tutti i Paesi del mondo. Anneghiamo in un oceano di melassa. La nostra società va a ramengo, preda del conformismo, del buonismo, dell’ignoranza della storia, della mancanza di senso del reale e soprattutto di senso del dovere. E in questo disastro di che cosa ci preoccupiamo? Dell’ecologia.

(italiaoggi.it)

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