Aborto, la Germania esclude le associazioni pro-vita dai consultori (repubblica.it)

Una portavoce del ministero della 
Famiglia tedesco: 

“Le nostre norme non ne prevedono la presenza nei centri riconosciuti di consulenza sui conflitti in gravidanza”

Le norme in Germania “che costituiscono la base della consulenza sui cosiddetti ‘conflitti in gravidanza’ escludono la presenza di associazioni pro-vita dedicate nei centri di consulenza riconosciuti”.

Leggi anche: Aborto, Raniero La Valle: “La destra trasforma i consultori in arena sulla pelle delle donne”  di Giovanna Casadio

Lo ha detto a LaPresse una portavoce del ministero della Famiglia tedesco. “I centri di consulenza riconosciuti sono gestiti da enti sia pubblici che privati. Le associazioni di beneficenza religiose e non confessionali e altri enti e associazioni indipendenti offrono consulenza in materia di conflitti legali (ad esempio l’Associazione per la tutela dei lavoratori, l’Associazione tedesca per il welfare paritario, la Croce Rossa tedesca, l’Opera sociale delle chiese protestanti, l’associazione cristiano-cattolica Donum vitae e i centri di consulenza Pro familia), così come in alcuni uffici delle aziende sanitarie dei Comuni e presso vari medici.

Queste norme, che costituiscono la base della consulenza sui conflitti in gravidanza, escludono la presenza di associazioni pro-vita dedicate nei centri riconosciuti di consulenza sui conflitti in gravidanza”, ha spiegato la portavoce, aggiungendo che “i centri di consulenza necessitano di un riconoscimento speciale da parte dello Stato. Il presupposto è che forniscano una consulenza professionale sui conflitti in gravidanza e siano in grado di eseguire la consulenza in conformità con i requisiti legali”.

Leggi anche: La ginecologa Alessandra Kustermann: “I pro-vita vanno tenuti fuori quando una donna decide se abortire”

“In particolare – ha affermato ancora la portavoce del ministero della Famiglia tedesco -, devono disporre di personale sufficientemente qualificato dal punto di vista personale e professionale, essere in grado di garantire l’apporto tempestivo di competenze specialistiche aggiuntive e collaborare con tutti gli organi che prestano aiuto alle madri e ai bambini. Inoltre, non devono essere collegati a livello organizzativo o economico con strutture in cui si praticano interruzioni di gravidanza, in modo tale da poter escludere un interesse materiale all’esecuzione degli aborti”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *