di ENRICO BUCCI
CATTIVI SCIENZIATI
Il cognato d’Italia non sembra conoscere le basi della moderna neurobiologia, ed è anche lecito. La cosa grave però è che ignora le normative di cui dovrebbe essere esperto. Qualche riflessione per ragionare con la testa, invece che con la pancia
Ci risiamo. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ci delizia nuovamente con un’altra delle sue trovate, sempre costruita in modo tale da non farci capire se ignori anche le acquisizioni più semplici del pensiero moderno o se invece, al contrario, le conosca fin troppo bene e voglia picconarle, per compiacere i suoi amici-elettori, o coloro che ritiene tali.
Il ministro ha dichiarato: “L’uomo è l’unico essere senziente, non ce ne sono altri. Animali e piante sono importanti ma l’uomo è una cosa diversa”. Al di là di quale fra le ipotesi ventilate in apertura sia vera, una sparata ignorante come questa può comunque costituire un momento di riflessione, per chi abbia voglia di usare la testa e non la pancia cui si appella il cognato d’Italia.
Cominciamo dalla prima parte, quella che attribuisce all’uomo il primato di essere l’unico senziente fra i viventi. Decenni di acquisizioni in molti settori diversi delle scienze biologiche hanno già mostrato come animali di molti tipi anche molto diversi da noi, come i vertebrati ma anche molluschi quali i polpi, e per certi versi anche alcuni insetti, sono “senzienti” in ogni significato che si voglia attribuire a questa parola.
Significato che va oltre, naturalmente, la mera capacità di intercettare e reagire a stimoli ambientali mediante opportuni sensori – capacità questa presente persino nei virus – e comprende invece la capacità di percepire stimoli, integrarli ed elaborare una risposta complessa a livello centrale, attraverso un sistema nervoso più o meno evoluto, che a tutti gli effetti è indistinguibile dalle sensazioni evocate da stimoli fisici nell’uomo – dolore, piacevolezza, paura, repulsione e così via.
Ora, che il ministro non conosca nemmeno le più basilari acquisizioni della moderna neurobiologia e delle scienze della cognizione, potrebbe persino passare; ma egli ignora persino i regolamenti e le normative di cui dovrebbe essere esperto, che oltretutto sono di rango europeo. L’articolo 13 del Trattato sul Funzionamento dell’Ue stipula infatti che: “l’Unione e gli Stati Membri devono, poiché gli animali sono esseri senzienti, porre attenzione totale alle necessità degli animali”.
Non a caso, la nuova riformulazione dell’articolo 9 della nostra costituzione contiene tra l’altro il seguente passaggio: “La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Tutela, ovviamente, che è appositamente distinta da quella di oggetti non senzienti, disciplinate altrimenti dal legislatore, e che è stata elevata a misura di civiltà di rango costituzionale.
Purtroppo, mentre tutti gli animali sono riconosciuti come esseri senzienti, almeno una fra di loro, vacuamente definito “sapiens”, non è sempre riconoscibilmente associato al raziocinio; e sebbene chiaramente senziente, è lecito dubitare del fatto che non debba chiamarsi “insipiens”.