Paola, Nemo e il generale (corriere.it)

di Massimo Gramellini

Il caffè

Costretto a scrivere una lettera di scuse per scongiurare la querela della pallavolista Paola Egonu, sui cui tratti somatici aveva avuto da ridire in passato, il generale Vannacci parte bene («mai avuto dubbi sulla sua cittadinanza italiana») per crollare già nella riga successiva: «Ma questo non può celare visivamente la sua origine».

L’avverbio usato dal generalissimo è rivelatore. Lui seleziona le persone che gli fanno senso in base a un unico senso: la vista. Il giorno prima aveva trovato «nauseante» Nemo, il vincitore dell’Eurovision, e non per la qualità della voce, ma a causa di quelle unghie smaltate e di quei movimenti così poco marziali.

Ai meno giovani Vannacci ricorda il generale Damigiani, che però era un personaggio di «Alto gradimento», non un candidato alle Europee, e comunque non si sarebbe mai sognato di definire «nauseante» il Nemo di allora, Renato Zero.

Nel mondo nostalgico del generalissimo le unghie le smaltano solo le signorine in età da matrimonio, i maschi marciano a ranghi compatti dalle trincee ai bordelli, i neri vivono in Africa e i biondi in Scandinavia. Però nel frattempo le cose sono cambiate e mio figlio di cinque anni gira con la maschera del supereroe nero Spin, senza esserne visivamente nauseato e tantomeno turbato, dato che è nero anche il suo compagno di banco all’asilo.

La vita è una questione di abitudine e un giorno Vannacci si accorgerà che il mondo al contrario è semplicemente il mondo, ed è lui che lo sta guardando al contrario.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *