Titoloni trionfanti (e interi articoli) che strizzano l'occhio ai propri lettori ma non danno tutte le informazioni utili a comprendere i fatti
Su alcune testate vicine ai movimenti populisti e antivaccinisti sta circolando la notizia della dirigente sanitaria risarcita con 200mila euro per essere stata sospesa dal servizio in quanto non vaccinata.
Ovviamente i titoli sfruttati da queste testate dedite al clickbait evitano completamente di spiegare i fatti nella maniera corretta, quello che interessa è stuzzicare quei lettori che mai approfondiranno. Quelli che leggendo i soli titoli si convincono che il risarcimento sia stato assegnato in quanto la dottoressa non doveva essere sospesa – ovviamente sottintendendo che il provvedimento di sospensione fosse sbagliato di per sé.
Ma le cose non sono proprio come vengono raccontate, e siamo comunque a un primo grado di giudizio. Come spiegato sul Corriere dell’Alto Adige in un articolo del 7 maggio 2024:
La giudice Marchesini ha riconosciuto che la sospensione disposta dall’Asl non poteva valere dopo il 31 dicembre 2021, data di scadenza della medesima. Da allora infatti la competenza per la sospensione dei sanitari era passata agli Ordini professionali: la dottoressa in questione non era stata sospesa dall’Ordine ed anzi era stato riconosciuto che era in possesso di un valido certificato di esenzione dalla vaccinazione (aveva già contratto la malattia).
Quindi, per capirci, il risarcimento non è stato dato perché fosse sbagliato il provvedimento di sospensione (lo stesso è rimasto valido per tutto il 2021) ma perché dal 2022 la competenza doveva passare dall’ASL all’OMCeO di appartenenza, che, nel caso specifico – visto il certificato di esenzione – non lo avrebbe probabilmente potuto applicare. Insomma il risarcimento è stato dato in quanto il provvedimento è stato applicato oltre i limiti d’operatività dell’ASL.
Articoli che non spiegano le cose fin dal titolo generano solo confusione nei lettori, che si convincono che i provvedimenti di sospensione siano stati riconosciuti illegittimi, quando nella stragrande maggioranza dei casi i legali sono riusciti a strappare vittore in primo grado grazie a cavilli burocratici vari e non per aver dimostrato i decreti che sancivano i provvedimenti fossero sbagliati.
In pratica chi oggi vince queste cause generalmente ci riesce perché chi doveva applicare la legge durante l’emergenza pandemica l’ha fatto malamente, senza aver prima studiato a dovere decreti e relative implicazioni legislative.