di Francesco Giubileo e Francesco Pastore
L’attività di profilazione di Anpal permette di tracciare un identikit dei titolari del reddito di cittadinanza presi in carico dai centri per l’impiego.
Sono disoccupati demotivati e con percezioni errate sulla loro situazione. Come affrontare il problema?
I dati del rapporto del ministero del Lavoro
Grazie all’attività di profilazione effettuata da Anpal (Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro) è possibile tracciare un identikit dei titolari del Reddito di cittadinanza presi in carico finora dai centri per l’impiego.
Iniziamo dai dati del Rapporto 2020 del ministero del lavoro sul reddito di cittadinanza. I beneficiari sono all’incirca 2 milioni (per quasi 790mila nuclei familiari). Di questi, poco più di 800mila sono soggetti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro e quindi potenzialmente collocabili immediatamente nel mercato del lavoro e circa il 44 per cento di loro è stato preso in carico dai centri per l’impiego. Finora, circa 70mila beneficiari di reddito di cittadinanza hanno trovato lavoro, nella maggior parte dei casi “auto-collocandosi” nel mercato del lavoro, quindi senza un concreto supporto o assistenza dei servizi per l’impiego.
In sostanza, la fase 2 del reddito di cittadinanza, ovvero quella dello sviluppo di una cosiddetta “App lavoro” e l’utilizzo di quasi 3 mila navigator non hanno prodotto per il momento alcun risultato tangibile. Il motivo è molto complesso.
Nell’ambito delle attività svolte dagli operatori dei Cpi, durante la fase dell’orientamento di base è previsto un “servizio di profilazione qualitativa”. Attraverso un’apposita scheda, messa a disposizione in una specifica sezione di MyAnpal (la porta di accesso ai servizi digitali dell’Anpal), il servizio consente di definire per ciascun utente le azioni di ricerca attiva in un percorso individualizzato di inserimento, da formalizzare nel Patto di servizio personalizzato … leggi tutto