di AFP
A bordo della Ocean Viking.
A bordo della Ocean Viking – Urgenza, gioia e sconforto, speranze e sogni infranti per il futuro: il ponte della nave-ambulanza Ocean Viking testimonia la pericolosa odissea dei migranti che attraversano il Mediterraneo in cerca di un futuro migliore in Europa.
(Un migrante del Bangladesh guarda il tramonto dal ponte principale della nave ambulanza Ocean Viking, 21 maggio 2024. afp.com/Clément MELKI)
Rimanere in vita
L’organizzazione, sulla Ocean Viking, è impostata come un orologio. C’è poco spazio per l’improvvisazione. Un granello di sabbia durante un salvataggio può compromettere la sicurezza dei migranti e dei 25 membri dell’equipaggio.
08:15 AM. Mar, coordinatore delle operazioni di ricerca e soccorso, riunisce la squadra. Dove sono gli estintori più vicini?”, chiede, in attesa di una risposta di allerta. Prima di ogni pattugliamento, l’ONG SOS Méditerranée, che noleggia la nave dal 2019, moltiplica le simulazioni in scala reale.
In ginocchio sul pavimento di legno, Rita, ostetrica portoghese, ricorda i gesti salvavita al ritmo di Staying Alive, la hit di punta dei Bee Gees che corrisponde al ritmo ideale del massaggio cardiaco.
Luci e ombre
Spunta l’alba. 35 migranti del Bangladesh sono appena stati salvati da un miserabile gommone tra Malta e la Sicilia. Giovani per la maggior parte, scioccati, fradici e tremanti, sbarcano sul ponte con l’aiuto di una scaletta di alloggio. Un uomo dalla carnagione pallida, gli occhi semichiusi, è rannicchiato sotto una coperta di sopravvivenza.
Dopo alcune ore di sonno, i sopravvissuti ricevono una razione di cibo. Riso caldo cotto a vapore sotto il telo di plastica. Sei al sicuro, rassicura un cartello in diverse lingue. Un poster della Croce Rossa fornisce informazioni sui passaggi per trovare una persona cara.
A terra, la vernice fatiscente di una campana ricorda i tanti bambini che sono passati su questa rotta migratoria mortale.
Terra effimera
Eka, Dui, Tina: per comunicare con i nuovi arrivati, Sana, membro della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, scarabocchia a penna nera i rudimenti del Bangala, guidata da Mohammad, uno dei pochi anglofoni. Una folla li circonda immediatamente. Il giorno dopo, in piedi davanti a una lavagna, assumerà il ruolo di insegnante di italiano, una risorsa preziosa in una domanda di asilo.
Le attività proposte dalla troupe sembrano una valvola di sfogo per dimenticare i traumi e ammazzare il tempo, una breve parentesi di spensieratezza tra l’inferno della Libia e un futuro incerto in Italia.
Per tutta la durata di una partita di basket, il ponte si trasforma in un parco giochi. Gridiamo, saltiamo, ci abbracciamo. Altri disegnano con matite colorate o fanno scivolare pedine su assi di legno.
Davanti a una cartina d’Europa, due giovani, ventenni, puntano il dito contro l’Italia confidando il loro sogno di lavorare lì per sfamare le loro famiglie, rimaste nel loro paese natale in povertà.
Ripristino di un luogo
Gli stendibiancheria sovrastano un’imponente pila di vestiti. Con le mani in una bacinella, i bengalesi insaponano con acqua saponata i vestiti che indossavano al momento del salvataggio, l’unica traccia delle loro vite passate.
Ben presto, un fruscio può essere visto dietro le vibrazioni del motore: il laboratorio di parrucchiere è in piena attività nella parte posteriore del ponte. Muniti di tosatrici e forbici, i giovani si applicano a tagliare le barbe dei loro compagni.
Un giorno, un parrucchiere professionista ha persino curato l’intero equipaggio, fino al capitano, racconta Daniel Auerbacher, responsabile delle operazioni. È anche un modo per ridargli il suo posto.
Al tramonto, appoggiato alla ringhiera, Siam confida con moderazione l’omicidio del padre da parte di un malvagio vicino di casa che lo ha gettato sulla via dell’esilio.
Sojib offre una barca origami che ha realizzato a Caterina, la dottoressa italiana a bordo, come ringraziamento. Una mano sul cuore sostituisce le parole.
L’atterraggio si avvicina. Uno dopo l’altro, ognuno prende il proprio kit: una semplice coperta grigia, una tuta da ginnastica e una borsa a tracolla. Gli abbracci sono modesti ma sinceri. Ci mancherai, dicono alcuni, commosso.
Sul ponte, prima di precipitarsi nelle noiose procedure delle autorità italiane in banchina, danno un’ultima occhiata alla Ocean Viking.