L'attore fuori dal tribunale: 'E' un tiranno che vuole il caos'
Si avvicina il giorno del giudizio per Donald Trump nel caso pornostar: dopo le arringhe e la requisitoria a conclusione di oltre un mese di processo, mercoledì il giudice Juan Merchan darà le istruzioni alla giuria prima che si ritiri in camera di consiglio.
Una decisione è attesa entro fine settimana. “Questo è un giorno triste, un giorno molto pericoloso per l’America”, ha avvisato il tycoon prima dell’udienza. A surriscaldare l’atmosfera ci ha pensato la campagna di Joe Biden, che dopo aver accuratamente evitato di interferire col procedimento ha organizzato una conferenza stampa fuori dal tribunale con Robert De Niro, già ingaggiato in precedenza come voce di uno spot anti Trump.
L’attore ha attaccato pesantemente il tycoon, definendolo “un tiranno” che “vuole seminare il caos” e “distruggere non solo il Paese ma il mondo”, “una sorta di clown” tollerato da New York ma pericoloso come presidente.
“Se Trump tornasse alla Casa Bianca, potrete dire addio a quelle libertà che tutti diamo per scontate. E le elezioni? Dimenticatele. È finita. Se ce la fa, non se ne andrà mai”, ha accusato. L’ex presidente, ha rincarato riferendosi all’assalto al Capitol, si è impegnato in una “violenza da codardo” dopo aver perso le elezioni del 2020, “ordinando alla folla di fare il lavoro sporco per lui”. Accanto a lui due ex agenti che difesero il Campidoglio dai fan di Trump, portati sempre dalla campagna di Biden, che ha giustificato la scelta della location col fatto che tutti i media sono lì, per il processo.
“Loro sono rimasti lì e hanno combattuto per noi, per te… sono loro i veri eroi”, li ha difesi De Niro dagli attacchi di un simpatizzante di Trump. Immediata la replica della campagna del tycoon, che ha additato la conferenza stampa come la prova di quanto The Donald va accusando, ossia che Biden ha orchestrato il processo per eliminare un rivale politico: “Lo staff di Biden alla fine l’ha fatto. Dopo aver detto per mesi che la politica non aveva nulla a che fare con questo processo, si sono presentati al tribunale con un evento elettorale”, ha attaccato il consigliere Jason Miller. Intanto difesa e accusa tiravano le loro conclusioni in aula, presenti tre figli di Trump (Eric e Donald Trump jr, Tiffany) e la nuora Lara ma non la moglie Melania e la prediletta Ivanka.
“Il presidente Trump è innocente, questo è un verdetto di non colpevolezza facile e veloce”, ha detto Todd Blanche, l’avvocato del tycoon. “Non potete condannarlo oltre ogni ragionevole dubbio sulle parole di Michael Cohen”, ha proseguito cercando di demolire la credibilità dell’ex fixer, che ha testimoniato di aver pagato su ordine di Trump 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels perchè non rivelasse la sua ex relazione danneggiandolo in campagna elettorale.
I procuratori invece hanno chiesto che sia riconosciuto colpevole. Tre i possibili scenari. Il peggiore per il tycoon è di essere riconosciuto colpevole da tutti i 12 giurati. In tal caso Trump diventerebbe il primo ex presidente americano condannato in un processo penale e anche il primo candidato presidenziale a correre come pregiudicato, uno status che comunque non gli impedirebbe di essere eletto e fare il commander in chief. La condanna, che sarebbe stabilita in un’udienza successiva, può variare da un massimo di 4 anni di carcere alla messa in prova sino ad una multa.
La galera appare improbabile perchè è anziano ed incensurato, oltre alle complicazioni logistiche di dover prevedere agenti del Secret Service in prigione per difenderlo. In ogni caso farà appello e serviranno altri mesi. Il secondo scenario è quello dell’assoluzione.
Se invece i giurati non saranno in grado di raggiungere un verdetto unanime, il giudice potrà sollecitarli ad un ulteriore sforzo ma se anch’esso risulterà vano dovrà annullare il processo e i procuratori dovranno decidere se ritentare o meno. Una condanna avrebbe effetti politico-elettorali pesanti per il tycoon in una corsa testa a testa con Biden: secondo un sondaggio Bloomberg-Morning Consult, il 53% degli elettori negli Stati chiave si rifiuterebbe di votare per lui.
Stando ad un altro sondaggio della Quinnipiac University, il 6% degli elettori di Trump sarebbe meno propenso a votare per lui. Ma in caso di assoluzione potrebbe volare verso la Casa Bianca, anche se vincendo non potrebbe auto-graziarsi, trattandosi di reati statali e non federali.