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Giovinette-le calciatrici che sfidarono il duce (articolo21.org)

di IVANO MAIORELLA

Un gruppo di ragazze e i loro sogni, in un’epoca 
in cui era difficile sognare ed essere donne 
libere. 

Un’impresa sportiva e due simulacri da violare, il fascismo e il calcio. Siamo nel 1933, uno degli anni più bui della nostra storia recente e “Giovinette-le ragazze che sfidarono il duce” della giornalista Federica Seneghini (ed. Solferino, 2020) racconta in forma romanzata l’avventura di alcune ragazze milanesi che decisero di formare una squadra di calcio femminile e andare controcorrente per una scelta di libertá.

Il libro é molto piacevole da leggere e le sfide dell’autrice sono molte, per diversi motivi. Il primo: sceglie lo sport, un genere narrativo non fortunato, almeno in Italia, capace però di imprevedibili chiaroscuri sociali. E la Seneghini ce lo dimostra. Secondo: le sue eroine sono invisibili: per il regime, per lo sport, per la società del tempo e per la Chiesa. Terzo: non c’è il lieto fine.

Rosetta che si svegliava sempre presto alla mattina, la Lucchi che era ritardataria cronica e la Zanetti che aveva scritto una lettera alla “Domenica Sportiva”: perché in Italia non deve esistere una squadra femminile di calcio? Il loro mondo era l’Istituto magistrale milanese, Rosa Molteni Mussolini. Le prime comunicazioni sul calcio femminile italiano nacquerò lì, nell’atrio della scuola, con l’affissione di un manifestino.

Tutti i mercoledi alle 18 il nucleo fondante del Gruppo Femminile Calciatrici si riuniva a casa di una di loro per parlare. Scrissero nel febbraio 1933  al Guerin Sportivo: chi vuole praticare “lo sport del calcio come esercizio fisico” si unisca a noi. Di lì a qualche giorno iniziarono gli allenamenti, l’interesse della Cinzano come sponsor, il tifo per l’Ambrosiana Inter maschile e per Ondina Valla, prima donna a vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi, negli 80 ad ostacoli a Berlino … leggi tutto

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