di Beppe Facchini
Patrizia Poli nel 1980 aveva 23 anni e il la mattina del 2 agosto era in stazione a Bologna, insieme al marito, in attesa di raggiungere Roma, per poi andare con alcuni amici in vacanza in Sardegna.
Il loro treno sarebbe dovuto partire alle 10.25, ma proprio a quell’ora scoppiò la bomba che provocò 85 vittime e oltre 200 feriti. In occasione del quarantesimo anniversario dall’attentato terroristico con Fanpage.it Patrizia ha riavvolto il nastro fino al 1980, continuando a chiedersi: “Perché loro si e io no? Perché? Pensavo fosse un incubo.
Ci fu prima un boato e poi un macabro silenzio. Il cielo azzurro non si vedeva più – racconta – si vedeva soltanto la polvere”
“Quando non vanno più non li aggiusto, ma li fermo alle 10.25, mi è cambiata la vita”. Inizia così, mostrando alcuni orologi nella sua casa di Ponticella, nel comune di San Lazzaro di Savena, il racconto di Patrizia Poli, sopravvissuta alla strage alla stazione di Bologna il 2 agosto del 1980.
Alle 10.25, oltre ad essere scoppiata la bomba che causò 85 morti e oltre 200 feriti, facendo ripiombare il capoluogo emiliano e l’Italia interna in un incubo, a poco più di un mese dalla strage di Ustica, era anche prevista la partenza del treno che avrebbe accompagnato Patrizia e suo marito (all’epoca appena ventitreenni) a Roma.
“Da lì avremmo raggiunto la Sardegna con degli amici: dovevamo andare in vacanza, sognavo il mare blu e invece mi sono ritrovata in un mare rosso” racconta la donna a Fanpage.it, in occasione del quarantesimo anniversario di uno dei momenti più bui (e con diversi nodi ancora irrisolti) nella storia del nostro Paese … leggi tutto