di CARLO CANEPA
FACT-CHECKING
Nel filmato, la presidente del Consiglio ha poi rivendicato una serie di risultati che, a detta sua, il governo avrebbe raggiunto da quando si è insediato, invertendo la tendenza nell’economia e nel mondo del lavoro. «Oggi, pur in una situazione difficile, l’Italia è finalmente tornata a crescere più della media europea.
È cresciuto l’export, è sceso lo spread e la borsa italiana nel 2023 è stata la migliore in Europa. Ma soprattutto abbiamo toccato il tasso di occupazione più alto di sempre, aumentano i contratti stabili, aumenta l’occupazione femminile, diminuisce il rischio di povertà, e dopo tre anni i salari sono tornati a crescere più dell’inflazione», ha dichiarato Meloni.
Al di là della polemica con La7, abbiamo verificato che cosa c’è di vero e che cosa no nelle parole della leader di Fratelli d’Italia.
La crescita del Pil
Partiamo dell’andamento dell’economia. Secondo Eurostat, nel 2023 il Pil italiano è cresciuto dello 0,9 per cento rispetto all’anno precedente, mentre la crescita media dell’Unione europea è stata pari allo 0,4 per cento. L’anno scorso 12 Paesi Ue sono comunque cresciuti più dell’Italia, tra cui la Spagna (+2,5 per cento), mentre la Francia è cresciuta meno (+0,7 per cento) e in Germania il Pil è lievemente sceso (-0,2 per cento). Ma anche nel 2022 e nel 2021, due anni in cui ha governato perlopiù il governo Draghi, il Pil italiano era cresciuto più della media europea.
Le previsioni per il 2024 sono meno ottimistiche. Secondo le previsioni di primavera della Commissione europea, pubblicate il 15 maggio, quest’anno il Pil italiano cresceràdello 0,9 per cento, poco meno della media europea (+1 per cento). Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), la crescita italiana sarà meno alta, e pari al +0,7 per cento.
Secondo il Ministero degli Esteri, nel 2023 le esportazioni italiane verso l’estero hanno raggiunto un valore pari 626,2 miliardi di euro, la stessa cifra raggiunta l’anno prima. Come si vede nel Grafico 1, le due barre blu – che indicano il valore dell’export – sono alte uguali.
Tra l’altro, una parte della crescita della borsa è stata frutto della crescita degli indici bancari. Nel 2023 molte banche italiane hanno registrato utili molto più alti rispetto all’anno precedente, per effetto dell’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Banca Centrale Europea (BCE). La crescita degli utili ha avuto un riflesso anche in borsa, con la crescita appunto dei titoli degli istituti finanziari. La stessa Meloni, però, ha più volte criticato gli utili in più fatti dalle banche, tanto che ad agosto 2023 il suo governo aveva annunciato l’introduzione di una tassa sui cosiddetti “extraprofitti”. Nelle settimane successive, il governo ha fatto marcia indietro, di fatto eliminando l’imposta straordinaria.
Il mercato del lavoro
Meloni ha ragione quando dice che è stato toccato il «tasso di occupazione più alto di sempre», che aumentano i contratti stabili e l’occupazione femminile.
Secondo Istat, in Italia ci sono quasi 23,9 milioni di occupati, 600 mila in più rispetto a quando si è insediato il governo Meloni. Questo è il numero di occupati più alto dal 2004, da quando sono disponibili i dati mensili. Il tasso di occupazione (15-64 anni) è al 62,1 per cento, anche questo un record (sebbene resti la percentuale più bassa tra i Paesi dell’Unione europea). I lavoratori a tempo indeterminato sono circa 16 milioni, 700 mila in più rispetto a quando si è insediata Meloni e da agosto 2023 il numero di occupati donne è superiore ai 10 milioni, risultato mai raggiunto prima.
A differenza di quanto lascia intendere Meloni nel suo videomessaggio, l’aumento del numero degli occupati e del tasso di occupazione non è però iniziato con l’insediamento del suo governo. Il miglioramento dei dati del mercato del lavoro è infatti iniziato nei primi mesi del 2021, durante il governo Draghi.
La povertà scende o sale?
Meloni ha rivendicato anche un altro risultato: secondo lei, in Italia è diminuito il rischio di povertà. Come abbiamo spiegato in un altro fact-checking, a inizio marzo Istat ha pubblicato un report in cui ha stimato che nel 2023 è in effetti calato il rischio di povertà nel nostro Paese. Senza entrare troppo nei dettagli, questo indicatore quantifica la percentuale di persone che vive in famiglie con un reddito inferiore alla soglia di rischio di povertà. Secondo Istat, questa percentuale è calata nel 2023 rispetto all’anno prima, ma grazie a misure che erano state introdotte prima dell’insediamento del governo Meloni (tra cui l’assegno unico universale) e che l’attuale governo ha solo modificato in parte. In più, già nel 2022 – quindi durante il governo Draghi – Istat aveva stimato un calo del rischio di povertà in Italia.
Nel suo videomessaggio Meloni ha omesso un altro dato importante per comprendere l’andamento della povertà nel nostro Paese. Secondo le stime preliminari più aggiornate di Istat, nel 2023 è leggermente aumentata la percentuale di cittadini e di famiglie che vive in povertà assoluta (Grafico 3). È considerato in “povertà assoluta” chi non raggiunge una soglia di spesa mensile ritenuta necessaria per avere uno standard di vita accettabile (questa soglia varia a seconda della zona dove si vive e dal numero di componenti del nucleo familiare).
Il rapporto tra salari e inflazione
Infine, la presidente del Consiglio ha detto nel suo videomessaggio su La7 che, grazie al suo governo, «dopo tre anni i salari sono tornati a crescere più dell’inflazione». Con tutta probabilità, Meloni ha fatto riferimento a un dato contenuto nel nuovo “Rapporto annuale” di Istat, pubblicato il 15 maggio, dove però c’è scritta una cosa un po’ diversa.
«Dopo un periodo di quasi tre anni, la dinamica tendenziale delle retribuzioni contrattuali è tornata, a ottobre 2023, a superare quella dei prezzi, grazie alla continua decelerazione dell’inflazione. In media di anno, tuttavia, la crescita salariale è risultata ancora inferiore a quella dell’inflazione», ha sottolineato Istat. «Le retribuzioni contrattuali orarie nel 2023 sono aumentate del 2,9 per cento, in rafforzamento rispetto al 2022 (1,1 per cento). I prezzi al consumo, seppure in decelerazione, hanno comunque segnato nel 2023 una crescita del 5,9 per cento, che ha determinato un ulteriore arretramento in termini reali delle retribuzioni». In parole semplici, negli ultimi mesi del 2023 c’è stato un miglioramento, ma non abbastanza per compensare la crescita dell’inflazione, che è comunque rallentata.
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