di Luca Ubaldeschi
Il 3 agosto 2020entra di diritto nella storia di Genova.
Ma per le prospettive dell’Italia è probabilmente più importante guardare ai giorni che seguiranno e capire che cosa sapremo portare nel nostro futuro di questa esperienza esemplare una volta spente le luci dell’inaugurazione.
Perché il nuovo ponte riconsegna al Paese una via di collegamento fondamentale e a tutti noi la testimonianza di un lavoro fatto ottimamente e in tempi incredibili, ma se resterà un’eccezione avremo sprecato un’opportunità unica e offeso il ricordo delle vittime e il dolore di chi soffre per l’inaccettabile tragedia da cui tutto è cominciato.
L’opportunità è data dalla constatazione che è possibile non rassegnarsi alla dittatura del pressappochismo e del rinvio. Che nelle opere pubbliche si può avere chiarezza dei ruoli, delle responsabilità, delle scadenze. E un Paese fragile come l’Italia della pandemia ha bisogno esattamente di questo: di certezze alle quali aggrapparsi, di sapere chi fa cosa e come la fa.
È il normale patto di fiducia che lega i cittadini a chi li rappresenta e che troppo spesso nella nostra storia abbiamo visto disatteso, da forze politiche di tutti gli schieramenti, senza distinzioni … leggi tutto