di Juanne Pili
FACT-CHECKING
Quali sono le origini della leggenda dei cinque israeliani danzanti e perché si tratta di una narrazione antisemita
Per commemorare i 20 anni dagli attentati dell’11 settembre 2001 pubblicammo una Guida utile alle teorie del complotto in merito alla strage. Spesso in questo genere di pensiero cospirativo si trovano anche influenze antisemite, come la falsa storia degli ebrei che avvisati in tempo dal Mossad si sarebbero tenuti lontani dalle Torri Gemelle.
Si tratta di una narrazione di pura fantasia, che in parte si basa sullo stravolgimento di alcune fonti giornalistiche. Tra i principali sostenitori troviamo David Duke (gran maestro del Ku Klux Klan) e Alex Jones (conduttore radiofonico, noto cospirazionista e ritenuto vicino al movimento QAnon).
Ma recenti condivisioni Facebook (per esempio qui e qui) ci ricordano i contributi di un altro “grande” esponente della narrativa cospirazionista, ovvero David Icke, noto per sostenere – dopo aver consultato una medium – che i potenti della terra sarebbero in realtà alieni rettiliani. Nella condivisione in oggetto, Icke sostiene che una signora del New Jersey avrebbe sorpreso dalla finestra di casa cinque persone del Mossad mentre festeggiavano l’abbattimento delle Torri Gemelle. Parliamo del complotto dei «cinque israeliani danzanti».
Analisi
Vediamo come si presentano generalmente le condivisioni Facebook della narrazione sui cinque israeliani danzanti:
Sapevano si , perché i 3000 Mila ebrei che lavoravano nelle torri quel giorno sono rimasti a casa avvisati dal Mossad
Non credo che in Italia le loro facce siano mai state mostrate dai media italiani. Sono i 5 israeliani che danzano felici di fronte al crollo delle Torri Gemelle. Sono i 5 agenti del Mossad che sapevano perfettamente cosa stava per accadere quel giorno. La verità sull’11 settembre non è mai stata sepolta in qualche remota grotta dell’Afghanistan. La verità sull’11 settembre si trova in Israele.
Altrimenti viene solo condivisa una clip con l’intervista a David Icke:
L’antisemitismo nel complottismo sull’11 settembre
Prima di approfondire il caso dei presunti israeliani danzanti torniamo brevemente a parlare delle origini delle narrazioni antisemite legate ai fatti dell’11 settembre. Una di queste è il cosiddetto «caso Odigo».
«Si tratta di una società di messaggistica israeliana – spiegavamo nella nostra Guida -, che ricevette proprio nella filiale delle Twin Towers (secondo i cospirazionisti) l’avviso di attentati non meglio precisati. Quindi l’azienda avrebbe avvertito il personale, facendolo evacuare in tempo».
Come accennato, tutto nasce dallo stravolgimento di articoli della stampa israeliana. Un messaggio minatorio arrivò sul serio, ma nella sede di Israele dell’azienda. «Nel Paese gli attentati terroristici non sono mai stati eventi eccezionali-, così come i falsi allarmi».
Per altro, proprio per queste ragioni Odigo non diede alcun l’allarme. Non sapremo mai se l’autore delle minacce fosse stato qualcuno vicino agli attentatori, del resto non si faceva riferimento a New York.
Tra i bersagli di queste allusioni finirono presto tutti gli ebrei “rei” di abitare a New York, i quali non si sarebbero presentati al lavoro proprio l’11 settembre. Secondo le fonti dell’epoca erano circa quattromila quelli presenti a New York, di questi 119 morirono negli attentati, 400 rimasero feriti.
Ci passò pure l’allora premier israeliano Ariel Sharon, il quale – secondo queste narrazioni – avrebbe disdetto la sua visita ufficiale in America prevista l’11 settembre. Ma il Premier doveva essere lì il 23 settembre; solo dopo gli attentati dovette disdire, comprensibilmente.
Il complotto degli «israeliani danzanti»
Questa leggenda della signora del New Jersey che spia col binocolo i cinque israeliani danzanti è talmente campata per aria, che troviamo persino una interessante analisi del sociologo Massimo Introvigne sul sito del CESNUR (Centro studi nuove religioni). Insomma, sembra più un tema legato alla voglia di crederci, come potremmo dire anche della credenza nel complotto dei Rettiliani.
Di tangibile non c’è niente, a parte alcune foto. Abbiamo quelle dei presunti cinque uomini “incriminati”: Sivan Kurzberg, Paul Kurzberg, Oded Ellner, Yaron Shimuel and Omar Marmari.
Vi sono anche le immagini che li ritrarrebbero durante il crollo della prima Torre, rilasciate all’interno di un documento dall’FBI a seguito di una apposita richiesta di accesso agli atti (FOIA). Queste però non dimostrano alcun comportamento sospetto.
Anche in questo caso tutto parte dal travisamento di alcune fonti giornalistiche diffuse all’indomani degli attentati, quando per via del terrore generale circolava di tutto. Introvigne cita un servizio della CNN del 12 settembre 2001, dove l’emittente riferisce di un furgoncino pieno di esplosivi. La fonte sarebbe la polizia di Unione City, nel New Jersey.
Quel giorno, David Johnston e James Risen riportano l’aneddoto nel loro resoconto generale sul New York Times delle prime piste di indagine, aperte subito dopo gli attacchi. I colleghi stavano solo elencando tutto quel che era emerso dalle fonti più autorevoli, senza avere la possibilità di verificare tutte le ipotesi, dopo appena 24 ore dagli attacchi terroristici.
«Gli agenti hanno detto che un gruppo di circa cinque uomini è ora sotto inchiesta – spiegano Johnston e Risen -, sospettati di assistere i dirottatori. Inoltre, i funzionari hanno detto che gli uomini avevano apparentemente installato delle telecamere vicino al fiume Hudson e le avevano fissate verso il World Trade Center. Hanno fotografato gli attacchi e si dice che si siano congratulati a vicenda in seguito, secondo gli agenti».
Ma ecco che parte il gioco del telefono senza fili sui media più sensazionalisti, come Fox News, che il 14 settembre ingigantisce quello che doveva essere un aneddoto privo di fondamento. La pagina non è più online, ma siamo riusciti a recuperarne la copia cache:
«Il New York Times ha riferito giovedì che un gruppo di cinque uomini aveva piazzato delle videocamere puntate sulle Torri Gemelle prima dell’attacco di martedì – continua Fox News -, e in seguito sono stati visti congratularsi a vicenda».
In realtà il New York Times non aveva affatto riportato che quei sospetti avessero piazzato delle apparecchiature prima degli attentati, lasciando passare l’idea che non si trovassero lì per caso.
La leggenda della signora Maria contro le spie del Mossad
Arriviamo quindi a un servizio della ABC dove si introduce per la prima volta la donna del New Jersey, che da allora sarà conosciuta da tutti con lo pseudonimo «signora Maria», la quale avrebbe allertato gli agenti portando all’arresto di quelli che saranno ricordati come i cinque israeliani danzanti.
«La puntata si apre con una teste che l’11 settembre chiama la polizia – continua Introvigne -, nascosta sotto lo pseudonimo di “Maria”. […] Allertata da una condomina, va alla finestra del suo appartamento nel New Jersey e vede prima fumo provenire dalle Torri Gemelle e dopo […] l’arrivo in un parcheggio sottostante di un furgoncino, con “alcuni che salgono sul tetto del furgoncino e sembrano girare un film”. Quello che colpisce “Maria” è che “sembrano contenti” mentre si fotografano a vicenda con le Torri Gemelle sullo sfondo».
«A questo punto “Maria” prende il numero di targa del veicolo e chiama la polizia, che intorno alle quattro del pomeriggio ferma il furgoncino nei pressi dello stadio di football americano dei Giants e arresta cinque cittadini israeliani fra i 22 e i 27 anni di età: Sivan Kurzberg, Paul Kurzberg, Yaron Shmuel, Oded Ellner e Omer Marmari. La polizia – un agente della quale è intervistato da 20/20 – ritiene di trovare una conferma del fatto che si tratta di persone sospette nel fatto che uno degli arrestati “ha 4.700 dollari nascosti in un calzino” e un altro “ha due passaporti stranieri”. Nel furgoncino non ci sono esplosivi ma c’è “un coltello per tagliare scatole”, il che non è sorprendente visto che si tratta del furgone di una ditta di traslochi».
La società di traslochi in questione è la Urban Moving Systems. L’FBI ne perquisì la sede – come era normale che fosse in quei giorni -, senza trovare niente di incriminante. Intanto i cinque israeliani danzanti saranno condannati e rimpatriati, perché essendo il loro visto turistico scaduto erano tecnicamente dei clandestini.
Ma la ABC narra di agenti del Mossad che cercavano di infiltrarsi nei gruppi di Hamas negli Stati Uniti. Tutto questo però è nella sola fantasia degli autori della trasmissione.
L’origine del soprannome «Dancing Israeli»
Del resto basta vedere come tutto questo si trasformerà nella leggenda definitiva dei cinque israeliani danzanti, in quanto gli ebrei sarebbero i veri responsabili del complotto dell’11 settembre. Come spiega nella sua analisi il collega Josh Kaplan per The Jewish Chronicle, una prima traccia viene riportata in una edizione di USA Today del 28 settembre 2001, dove si elencano le prime accuse da parte di esponenti vicini al fondamentalismo islamico volte a scagionare Al Qaeda, a sostegno di un piano che coinvolgerebbe anche il Mossad.
Si parla anche dei cinque israeliani fermati dalla polizia americana. Alla fine del testo si riportano anche le affermazioni del padre di Mohammed Atta all’agenzia di stampa egizia MENA. Il figlio era uno degli uomini di Al Qaeda che commisero gli attentati per conto di Osama Bin Laden:
«L’FBI ha arrestato un certo numero di ebrei mentre ballavano per festeggiare gli incidenti».
Conclusioni
Come accennavamo nell’introduzione quella dei cinque israeliani danzanti è una delle tante leggende nate in seno agli ambienti antisemiti, messe in circolazione prima negli ambienti vicini al fondamentalismo islamico e proliferate poi tra i complottisti americani, fino a raggiungere attraverso il Web il resto del mondo.