di SARA GIUNTI, ANDREA GUARISO, MARIAPIA MENDOLA E IRENE SOLMONE
Cosa pensano gli adolescenti italiani dell’immigrazione?
Gli atteggiamenti ostili non sembrano influenzati da situazioni o esperienze personali negative. Derivano dal contesto, dalla scarsa informazione e dal dibattito pubblico spesso stereotipato.
Gli adolescenti e l’immigrazione
La popolazione straniera in Italia è circa il 10 per cento di quella totale, in linea con altri paesi europei. Genera spesso accesi dibattiti e aspri confronti politici: è di poche settimane fa, per esempio, la polemica sull’opportunità o meno di avere classi miste nella scuola italiana e sulla possibilità di mettere un tetto alla quota di stranieri nelle aule.
Tra le conseguenze più significative dell’immigrazione nel nostro paese, c’è la formazione di una nuova generazione di giovani figli di immigrati, nati o cresciuti in Italia, che costituirà una componente importante della popolazione adulta della società italiana nei prossimi anni. Questi giovani stranieri di ‘’seconda generazione’’ sono più di un milione (circa il 65 per cento sono nati in Italia) e sono bambini e ragazzi che non hanno ancora la cittadinanza, ma che parlano perfettamente l’italiano, e crescono come e insieme ai loro compagni di classe italiani.
Ma come vedono questi ultimi il fenomeno dell’immigrazione? Cosa pensano i ragazzi e adolescenti italiani del tema? Le loro percezioni del fenomeno migratorio influenzano gli atteggiamenti che assumono nei confronti degli immigrati?
Lo studio
In un recente studio, che abbiamo condotto insieme all’Università di Genova e Helpcode Onlus, abbiamo realizzato un’indagine campionaria nelle scuole superiori di Milano e Genova sulle opinioni degli studenti a proposito di immigrazione, diversità culturale e discriminazione. Il nostro campione comprende 40 scuole, 252 classi e 4552 studenti di età compresa fra i 15 e i 19 anni.
Le domande riguardano soprattutto le percezioni degli studenti rispetto ai flussi migratori, gli atteggiamenti e i comportamenti nei confronti degli immigrati, le relazioni con i compagni di scuola di origine straniera e l’esperienza individuale di episodi di discriminazione.
Ciò che emerge è un quadro abbastanza rassicurante per quanto riguarda l’integrazione fra studenti italiani e stranieri nel contesto scolastico. La gran parte degli studenti italiani intervistati (92 per cento) dichiara di essere indifferente tra l’avere un amico italiano o straniero e il 55 per cento riporta di avere almeno un amico stretto con origini straniere. Più in generale, il 72 per cento si dichiara favorevole a estendere il diritto alla cittadinanza italiana agli studenti immigrati che hanno completato 5 anni di scuola in Italia.
Tuttavia, il quadro risulta più controverso per quanto riguarda le percezioni e gli atteggiamenti degli studenti rispetto al fenomeno dell’immigrazione nel suo complesso. In primo luogo, dai dati emerge che il 70 per cento degli studenti stranieri ha vissuto almeno una volta un episodio di discriminazione (dentro o fuori da scuola). Inoltre, gli studenti italiani riportano una percezione significativamente distorta delle dimensioni e delle caratteristiche della popolazione immigrata residente in Italia.
La figura 1a mostra che gli studenti, in media, tendono a sovrastimare la percentuale di residenti stranieri di circa 22 punti percentuali, anche tenendo conto delle caratteristiche degli studenti in termini di età, genere e background familiare (“conditional”). La sovrastima è maggiore di 5 punti percentuali tra gli intervistati nelle classi con una percentuale di studenti stranieri più elevata (superiore alla mediana del campione).
Questa correlazione positiva tra percentuale di studenti stranieri in classe e percezione della dimensione del fenomeno nella società suggerisce che gli studenti tendono a generalizzare in modo stereotipato, ovvero a proiettare la composizione della loro classe sul contesto sociale più ampio, accentuando le differenze.
In secondo luogo, i dati rivelano un certo grado di “avversione” da parte degli studenti nei confronti della popolazione straniera nella società. Circa il 30 per cento del campione considera troppo elevato il numero di residenti stranieri in Italia e quasi il 40 per cento ritiene che gli immigrati aumentino il livello di criminalità nelle aree nelle quali risiedono.
La figura 1b dà conto di un indicatore sintetico degli atteggiamenti degli studenti verso gli stranieri che aggrega queste e altre domande (tipiche anche di indagini internazionali quali l’Eurobarometro) L’indice è compreso tra 0 e 1 ed è tanto più alto quanto più ostili sono le attitudini verso gli immigrati. Anche in questo caso, le attitudini tendono a essere lievemente peggiori nelle classi con più immigrati (indice pari a 0,375 nelle classi più miste, contro 0,34 nelle altre).
Figura 1 – Percezione della proporzione di immigrati nella popolazione e indice di atteggiamenti ostili
Panel A Panel B
I risultati scolastici delle classi con immigrati
Con questi elementi, sarebbe facile pensare che nelle classi con più immigrati ci siano problemi oggettivi, che si riflettono per esempio nei risultati scolastici degli studenti. Usando i dati dell’ indagine Pisa (Ocse) per l’Italia nel 2022, siamo andati a vedere quali sono in media i risultati delle rilevazioni in scuole con più o meno immigrati.
La figura 2 mostra che il livello di competenza (test score) in lettura è lievemente superiore (e non inferiore) nelle scuole con una proporzione maggiore di studenti stranieri. Ciò è vero anche per matematica e anche dopo aver tenuto conto delle caratteristiche degli studenti e del background familiare (in altri termini, dopo aver condizionato la media per l’auto-selezione degli studenti nelle scuole con più o meno immigrati).
Un’analisi più rigorosa in questo senso è disponibile in un recente lavoro sugli Stati Uniti, che mostra che una maggiore esposizione degli studenti americani ai loro coetanei immigrati è correlata a migliori punteggi nei test di matematica e lettura.
Figura 2 – Punteggio nel test di lettura (Pisa 2022)
Nel complesso, l’evidenza che emerge è in linea con l’idea che gli atteggiamenti ostili verso l’immigrazione siano influenzati non tanto da situazioni o esperienze personali negative, quanto da un pregiudizio, ovvero da opinioni ‘preconfezionate’ che derivano dal contesto, dalla scarsa informazione e dal dibattito pubblico spesso stereotipato.
La scuola è potenzialmente il luogo naturale per la costruzione di percorsi di integrazione e inclusione. Tuttavia, per far sì che ciò avvenga in modo consapevole – ovvero anche da adulti fuori dalla scuola – è necessario fornire ai ragazzi maggiori strumenti per decostruire ogni forma di pregiudizio e combattere stereotipi, paure e forme di discriminazione nella società.
In questo momento di sospensione e cambiamento, è necessario che la scuola sia sicura di fornire alle nuove generazioni le competenze e la coscienza critica per costruire comunità inclusive e solidali, in grado di valorizzare la diversità, il dialogo e la coesione sociale.