di Gian Antonio Stella
Malpensa e gli altri scali
E se l’aeroporto di Bolzano fosse stato intitolato ad Alcide De Gasperi? Apriti cielo! Silvius Magnago, il padre nobile dell’autonomia sudtirolese lo vedeva col fumo negli occhi.
«L’idea che lo vogliano fare santo mi fa bollire il sangue nelle vene. Uomo integro, per carità. Profondo. Cristiano convinto. Ma sull’Alto Adige ha raccontato un mucchio di bugie. Avrei capito se fosse stato siciliano o calabrese! Ma dico: lui era di Trento, era un tirolese di lingua italiana, era stato deputato a Vienna, conosceva benissimo la storia».
Direte: cosa c’entra questa storia con la rissa sull’aeroporto di Malpensa che Salvini vorrebbe intitolare a Berlusconi?
C’entra. Perché perfino quello che la grande maggioranza degli italiani (compresi coloro che a suo tempo gli diedero battaglia spingendosi a svillaneggiarlo col nomignolo di «Forchettone») considerano la figura più importante del secondo dopoguerra, mai sfiorata da un sospetto sulla dirittura morale, sarebbe in un pezzo d’Italia una figura divisiva.
Che getterebbe sale su ferite di cui restano pesanti cicatrici. Dunque inadatta a raccogliere il consenso di tutti, o almeno quasi tutti, perché di tutti è e deve restare il patrimonio pubblico. Aeroporti compresi.
Come siano stati via via battezzati i nostri scali aeroportuali è presto detto. Alcuni, come quello di Linate intitolato a Enrico Forlanini inventore dell’aliscafo, portano i nomi dei pionieri del volo civile o caduti nelle prime battaglie aeree. Come Ugo Niutta (Napoli Capodichino) abbattuto nel 1916 in Valsugana, Giovan Battista Pastine (Ciampino) precipitato col suo dirigibile esploso con una spaventosa fiammata nel cielo di Gorizia o Mario Mameli (Cagliari Elmas) morto nello schianto del suo Caproni in Abissinia nel ‘36. Guerre «giuste» o no?
Non importa più di tanto.
Perfino il nome dello scalo goriziano di Ronchi dei Legionari, così battezzato nel 1925 in onore della spedizione dannunziana a Fiume e a lungo contestato da pezzi della sinistra (qualcuno propose di chiamarlo Ronchi dei Partigiani perché lì era nata la Brigata Proletaria) ha avuto solo recentemente un restyling anglofilo: Trieste AirPort.
Nessuno ha mai messo in discussione, ovvio, il nome dato agli aeroporti coi grandi protagonisti della nostra storia: Leonardo da Vinci (Fiumicino), Marco Polo (Venezia), Guglielmo Marconi (Bologna), Vincenzo Bellini (Catania), Cristoforo Colombo (Genova), Amerigo Vespucci (Firenze), Galileo Galilei (Pisa), Valerio Catullo (Verona), Antonio Canova (Treviso) e così via.
Tutti nomi vissuti con orgoglio di appartenenza da tutti gli italiani, di destra o sinistra, terroni o polentoni, genoani o juventini, interisti o romanisti. Come sempre, scegliendo il buon senso, dovrebbe essere. Tutti vuol dire tutti.
E se nel 1997 passò senza un fiato di contestazione, come ricordano l’allora sindaco di sinistra Valentino Castellani e l’allora governatore di destra Enzo Ghigo, la scelta di dedicare lo scalo di Torino Caselle a Sandro Pertini, l’amatissimo capo dello Stato che era accorso per Alfredino a Vermicino e aveva giocato a carte con Dino Zoff di ritorno dai mondiali in Spagna, nessuno ebbe a ridire pochi anni dopo (salvo la Cgil di Cerignola che invocò invano il nome di Giuseppe Di Vittorio) sulla dedica di Bari Palese a Giovanni Paolo II, sponsorizzato da una raccolta di firme parrocchiali subito appoggiata da Michele Emiliano e Nichi Vendola.
Men che meno, nel 1993, subito dopo le stragi, aveva sollevato dubbi l’intestazione di Punta Raisi a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: tutti ma proprio tutti (tranne Totò Riina e i mafiosi, si capisce) erano d’accordo. Ci mancherebbe…
Già la scelta del nome di Pio La Torre per ribattezzare l’aeroporto militare ora civile di Comiso, però, nel 2007, aveva arricciato il naso ai locali esponenti di An: d’accordo, era stato ucciso dalla mafia, ma era comunista! E lo scontro andò avanti per anni, con la rimozione del nome da parte del nuovo sindaco aennino (tra le proteste addirittura del berlusconiano Carlo Vizzini: «Grave errore: la lotta alla mafia viene prima») e il successivo ripristino voluto da Rosario Crocetta.
A farla corta: vale la pena, su temi come questo capaci di incendiare il dibattito, non cercare neppure una scelta comune ma al contrario forzare le cose per vedere l’effetto che fa? «Malpensa intitolato a Silvio Berlusconi spappola i fegati pd», gongola un giornale irridendo alle perplessità di chi invoca un nome condiviso.
A parti rovesciate scriverebbero lo stesso? Mah…