di David Puente
FACT-CHECKING
La citazione “prova” attribuita al combattente ceco non fa riferimento alla strage di Bucha, ma a un caso di violenza sessuale ad opera dei russi
Circolano diversi post social dove si sostiene che un combattente della Repubblica Ceca di nome Philipp Siman (o Filip Siman) avrebbe servito in un battaglione ucraino colpevole della strage di Bucha. La narrazione viene supportata dal fatto che l’uomo è sotto processo nel suo Paese e che avrebbe ammesso tale crimine. La fonte utilizzata è un articolo del 3 luglio 2024 del sito ceco Ceskenoviny.cz, ma dove non si parla affatto della strage di Bucha e di ammissioni a riguardo.
Analisi
Ecco un post con il testo che circola online:
La verità sul massacro di Bucha è uscita da dove nessuno aspettava.
Il 27enne Philipp Siman della Repubblica Ceca, mercenario delle forze armate ucraine, ha ammesso in tribunale di aver preso gioielli d’oro dai morti perché “questo è quello che hanno fatto tutti” gli ucraini del battaglione “Carpathian Sich”.
Ha anche detto che hanno sparato ai civili a Bucha:
“Eravamo la polizia, eravamo il tribunale, eravamo il plotone di esecuzione.”
Ancora una volta, la fonte copia incollata è un post del 5 luglio 2024 del canale Telegram del filorusso Nicolai Lilin, noto per la diffusione di notizie false sul conflitto in Ucraina (tra le più recenti, la bufala della Bugatti acquistata da Olena Zelenska) e non solo.
La citazione
Lilin non riporta il link all’articolo della Repubblica Ceca, negando una verifica diretta agli utenti. Infatti, questi avrebbero potuto notare che da nessuna parte è presente la citazione riportata nel post («Eravamo la polizia, eravamo il tribunale, eravamo il plotone di esecuzione»).
La citazione la troviamo in un altro sito della Repubblica Ceca, precisamente nell’articolo del 3 luglio 2024 di Seznamzpravy.cz. Nonostante ci sia la presenza della frase, non viene fatto alcun riferimento all’uccisione di civili ucraini da parte dell’imputato.
La testimonianza e il contesto della citazione
Il sito della Repubblica Ceca Novinky.cz riporta, in un articolo del 3 luglio 2024, sia la citazione diffusa online che quella che la precedeva.
Siman aveva descritto il suo operato e gli orrori che aveva visto in Ucraina. Uno di questi, raccontato durante il processo, riguardava un video contenuto in un telefono dei soldati russi detenuti. La scena filmata era lo stupro di una donna davanti ai suoi figli, questi ultimi costretti ad osservare dagli altri soldati russi.
Il giudice, a quel punto, domandò a Siman se avevano sparato ai detenuti russi ottenendo come risposta che il loro destino sarebbe stato lo stesso delle loro vittime, per poi richiedere il diritto di rimanere in silenzio e dire: «Eravamo la polizia, eravamo il tribunale, eravamo il plotone di esecuzione quando si arrivava al dunque». Risulta evidente la citazione era riferita ai detenuti russi, non ai civili ucraini.
Di cosa è accusato Siman
Il volontario ceco non risulta sotto processo per aver compiuto una strage di ucraini a Bucha e non ha dichiarato ciò in tribunale. L’uomo è accusato di aver prestato servizio in Ucraina senza l’autorizzazione della Repubblica Ceca e per saccheggio. La sua storia era ben nota già nel 2022, riportata in un articolo di aprile e uno del mese di giugno di Seznamzpravy.cz.
Nell’articolo del 7 aprile 2022, Seznamzpravy.cz riporta un’intervista esclusiva a Siman e Daniel, un altro suo collega ceco, nella quale entrambi raccontavano la propria versione a seguito del loro arresto in Ucraina per l’accusa di saccheggio.
Il racconto dei reporter cechi
Zpráv Ray Baseley e Roman Havelka, entrambi reporter della testata ceca Seznamzpravy, nei giorni precedenti all’arresto avevano seguito il battaglione Carpathian Sich nelle zone di Hostomel, Irpin e Bucha. Da quanto riportano i due giornalisti, i due combattenti loro connazionali erano stati accusati di aver saccheggiato saccheggiato le proprietà dei civili a Irpin (non a Bucha) e per furto ai danni degli altri membri del battaglione.
Nell’articolo vengono riportate le dichiarazioni del portavoce del battaglione: «La situazione è tale che la polizia e i nostri soldati hanno scoperto che i vostri ragazzi della Repubblica Ceca avevano con sé cose che avevano rubato nelle case a Irpin. Non sappiamo dove hanno rubato le cose, ma hanno combattuto a Irpin, il che significa che queste cose provenivano da civili. Avevano con sé anche gli averi rubati dei ragazzi del nostro battaglione che combattevano lì».
La polizia, come riportato nell’articolo di Seznamzpravy, aveva poi rilasciato i due combattenti per mancanza di prove. Secondo l’accusa in Repubblica Ceca, rimangono in piedi le accuse di saccheggio.
Le ammissioni del blogger russo
Maksim Fomin, il blogger nazionalista conosciuto con il nome di Vladlen Tatarsky morto nel 2023, aveva ammesso alla televisione russa che dietro la strage di Bucha c’era proprio Mosca. L’intervento era rivolto ai tedeschi sotto forma di velata “minaccia”: «Immaginate un tedesco che guarda le immagini di Bucha, con lo schermo inondato di sangue, la sua memoria genetica sarà risvegliata, gli ricorderà i racconti dei nonni. Sì, questo è quello che siamo, dovete aver paura di noi. Volete vederci così? VI mostreremo che siamo capaci di molto altro».
Conclusioni
Il caso del combattente ceco è stato rielaborato e decontestualizzato per addossare le colpe della strage di Bucha all’Ucraina, e non alla Russia come ampiamente dimostrato dalle inchieste giornalistiche internazionali (premiate con il Pulitzer) e non solo.