L’arte di mascherare l’antisemitismo criticando le politiche israeliane (linkiesta.it)

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Il nome della Knesset

L’esplosione di sentimenti antisemiti negli anni Venti del ventunesimo secolo è dovuta alla risposta militare di Gerusalemme all’attentato del 7 ottobre. Ma questa narrazione ormai dominante ignora violenze e discriminazioni quotidiane contro gli ebrei

Quando sarà scritta la storia dell’esplosione antisemita sulla metà degli anni Venti del ventunesimo secolo, qualcuno spiegherà che essa trovava innesco nella sproporzione della reazione israeliana ai fatti del 7 ottobre del 2023.

Esisteranno ancora le foto e i video delle manifestazioni che da Times Square alle belle vie della Roma antifascista, ben prima dell’inizio dell’iniziativa genocidiaria, celebravano il colpo portato al cuore dell’Entità coloniale sionista; e in qualche angolo della rete sarà sopravvissuto l’audio del corteo meneghino in cui il giovanotto bardato di kefiah urlava, a proposito del pogrom del Sabato Nero, che «Abbiamo insegnato a tutto il mondo il significato di resistenza».

Ma il recupero di quelle evidenze non sarà sufficiente a cancellare la realtà in via di consolidamento già quando la sabbia del Nova Festival era ancora pregna del sangue di trecento giovani ebrei massacrati, e cioè che se proprio occorresse discutere di antisemitismo ebbene si tratterebbe tutt’al più di quello comprensibilmente generato dalla sbrigliatezza sterminatrice di quello Stato sopraffattore.

Non basterà, come non bastò mentre quella violenza antisemita si sviluppava in faccia al mondo discretamente impassibile, osservare che qualcosa non fila per il verso giusto se le devastazioni delle sinagoghe e dei cimiteri ebraici, le mani rosse sul Memoriale di Parigi, le stelle gialle pittate sulle case degli ebrei italiani, tedeschi, francesi, olandesi e insomma le delizie da kristallnacht nella cara Europa che fu della Shoah sono messe in rapporto con la guerra di Gaza.

Non basterà, come non bastò mentre questo oltraggio supplementare placidamente si consumava, osservare che il genocidio dei palestinesi prende il posto e adempie alla funzione di venti secoli di deicidio. Non basterà perché quella storia sarà scritta con il materiale maggioritario e contraffattorio che va accumulandosi, ed è destinato a durare, grazie ai tanti che sorvegliano la costruzione del cantiere con le mani dietro alla schiena.

Quelli che «l’antisemitismo è inaccettabile», diciamo, fino al 1948, perché poi mica vorrai confonderlo con la sacrosanta critica delle «politiche di Israele»

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