di Antonio Polito
Salgono a 21 i positivi tra i ragazzi veneti e lombardi tornati dalla Croazia.
Nuovi casi anche tra chi rientra da Grecia e Albania. Ed è polemica sulla movida
Nella mente di un adolescente c’è solo il presente. Mettere in prospettiva il tempo, vedere adesso le conseguenze che può avere domani un gesto fatto qui e ora, è molto difficile, perché è la grande conquista della maturità. Non di quella liceale, che anzi sembra essere all’origine di tanti atti di immaturità: i più giovani, reduci dall’esame di Stato, in concitato movimento per le meritate vacanze, sono oggi forse la coorte di più attivi trasmettitori indigeni del contagio.
Se prima i protagonisti nelle conferenze stampa degli scienziati erano gli «anziani con plurimorbilità», oggi i virologi parlano solo di loro: i «giovani positivi e asintomatici».
Prendersela con i ragazzi sarebbe però alquanto puerile. Sono stati buoni buoni in casa nei mesi difficili, tranquillamente indivanati, senza dar di matto; anzi, riconquistando serenità e dialogo in famiglia. Abbiamo tolto loro per mesi la scuola, unica, vera, grande scuola di vita. E poi li abbiamo ributtati nella vita di prima, dimenticando tutto il buono che era nato in quelle settimane insieme, abbandonandoli nelle mani dell’imperativo del tempo: divertiti e pensa positivo. E loro positivi diventano.
Faccio un esempio che conosco. A Ponza, magnifica isola al largo della costa laziale, ogni anno e da anni le ultime settimane di luglio sono ostaggio dei «pariolini», come i locali, con sineddoche tratta dal nome di un noto quartiere borghese della capitale, definiscono gli adolescenti romani che i genitori mandano a festeggiare la raggiunta maturità.
«Mandano» è la parola chiave. Perché loro, mamma e papà, non ci vanno. È una specie di rito di iniziazione, di prima vacanza «da soli». Affittano una stanza e ci mandano i figli … leggi tutto