A 17 mesi dalla tragedia che costò la vita ad almeno 94 persone, tra cui 35 bambini,
la procura di Crotone ha chiuso le indagini preliminari evidenziando “profili di negligenza” in quattro membri della Guardia di finanza e due della Guardia costiera
Falso, omissione in atto d’ufficio, strage come conseguenza di altro reato. Con questi capi di imputazione la procura di Crotone ha chiesto il rinvio a giudizio di sei persone, quattro membri della Guardia di finanza e due della Guardia costiera, per il mancato soccorso all’imbarcazione carica di migranti che si rovesciò a largo della spiaggia di Steccato di Cutro il 26 febbraio 2023, provocando la morte di almeno 94 persone, di cui 35 bambini.
A 17 mesi dalla tragedia, che causò anche un numero imprecisato di dispersi, con le sue conclusioni la procura di Crotone afferma che il naufragio si poteva evitare e ricostruisce tutto ciò che non funzionò nella catena dei soccorsi quella notte.
I livelli di responsabilità sono diversi, maggiori per la Guardia di finanza che quella sera decise di rientrare in porto interrompendo le ricerche del caicco senza avvertire la Guardia costiera, che aveva mezzi più adatti alle condizioni meteo proibitive ed era nelle condizioni di intervenire, e poi falsificando i diari di bordo.
L’avviso di conclusione delle indagini preliminari sul ritardo dei soccorsi, diffuso dalla procura anche con una nota stampa, è stato notificato a Giuseppe Grillo, capo turno della sala operativa del Comando provinciale di Vibo Valentia della Guardia di finanza e del Roan, il Reparto operativo aeronavale delle fiamme gialle, Alberto Lippolis, comandante del Roan di Vibo Valentia, Antonino Lopresti, ufficiale in comando e controllo tattico nel Roan di Vibo Valentia, Nicolino Vardaro, comandante del gruppo aeronavale di Taranto, Francesca Perfido, ufficiale di ispezione in servizio nel Centro di coordinamento italiano di soccorso marittimo di Roma, e Nicola Nania, ufficiale di ispezione nel centro secondario di soccorso marittimo di Reggio Calabria.
Cosa dice l’avviso di conclusione delle indagini preliminari
Nel ricostruire le varie fasi dell’intervento, effettuato con colpevole ritardo, sono stati evidenziati “profili di negligenza nel dare attuazione alle regole che la normativa europea e nazionale impone in casi del genere”, più specificamente nelle azioni da svolgere in seguito all’avvistamento di un’imbarcazione.
Mentre è risultata corretta la scelta iniziale di qualificare l’evento come operazione di polizia (“law enforcement”) invece che soccorso in mare, alla Guardia di finanza “è stata contestata l’omessa completa comunicazione delle difficoltà di navigazione incontrate a causa delle condizioni meteomarine, nonché il ritardo nella predisposizione delle operazioni di intercetto del caicco, in assenza di un effettivo ed efficace monitoraggio radar”.
Per quanto attiene, invece, ai membri della Guardia Costiera, “la contestazione ruota attorno alla mancata acquisizione di informazioni necessarie per avere un quadro effettivo di quanto la Guardia di finanza stava facendo. Mancata acquisizione da cui derivava una carente valutazione dello scenario operativo e delle conseguenti disposizioni da impartire ai natanti della Guardia costiera che pure erano in condizioni di intervenire”.
La procura di Crotone conferma anche che la presenza del caicco carico di migranti e chiaramente in difficoltà “era stata tempestivamente segnalata dall’agenzia europea Frontex in navigazione verso le coste calabresi”.