I nomi razzisti alle piante… (butac.it)

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...e i giornalisti che non approfondiscono

Oramai non ci segnalate più singole notizie, ma canali Telegram e WhatsApp dove ci invitate a verificare il quantitativo di post che vengono di volta in volta condivisi.

Oggi siamo finiti sul canale Telegram di una farmacista, ora radiata, che passa il tempo a condividere consigli medici e opinioni personali ai suoi oltre 11mila follower.

Tra gli ultimi post uno riguarda una notizia condivisa da TGcom24, notizia che viene sfruttata dall’ex farmacista per parlare di cancel culture, visto il titolo scelto dalla redazione di Mediaset il 20 luglio 2024:

Via i riferimenti razzisti dai nomi scientifici delle piante

I botanici hanno votato per eliminare aggettivi ritenuti offensivi dal nome scientifico di alcune specie vegetali come l’Erythrina caffra

L’ex farmacista, che non nomineremo, scrive:

CANCELLARE LA CULTURA …un passo alla volta.
Questo è uno degli obiettivi dell élite mondialiste.
Cancellando la cultura si cancellano i valori, pian piano un passo alla volta.
Siamo tutti uguali.
Questo è il loro primo motto.
Lo siamo davvero?
Solo a parità di condizioni.
La dignità è la stessa ma non siamo tutti uguali.
Dentro ad una società ci sono individui molto diversi dal super medico all ultimo delinquente.
Tutti devono avere gli stessi diritti ma non sono uguali.
Questa merda di uguaglianza tende a appiattire verso il basso ogni tentativo di eccellenza.
Sono madre lo vedo tra i giovani.
Che stimolo oggi hanno i miei figli a laurearsi, sgomitare nel mondo del lavoro quando tutti sono “uguali”?
Ve lo dico io: nessuno!
Dietro alle cazzate come quelle che leggiamo in questa foto c è un piano ben preciso.
Cancellare tutto il possibile.
Portare il mondo in un falso comunismo 2.0
Tutti uguali, tra un pochino ci chiameremo compagni
Il peggio del capitalismo e del comunismo uniti insieme per devastare tutto

La prima cosa che mi è passata per la mente dopo aver letto quel testo riguardava i figli della donna, che spero abbiano insegnanti così bravi da far loro capire che la mamma è una complottista populista e che quanto dice va preso con le pinze.

Purtroppo so che probabilmente non sarà così, e la cosa mi spiace immensamente. Ma passiamo alla notizia vera e propria, come da anni cerchiamo di evidenziare l’italiano è una bellissima lingua e se fai il giornalista dovresti saperlo usare al meglio, leggete con attenzione il sottotitolo dell’articolo di TGcom24:

…aggettivi ritenuti offensivi…

Non è che si tratta di nomi “ritenuti” offensivi, ma di nomi che sono offensivi. L’articolo di TGcom24 senza approfondire più di tanto riporta:

Via i riferimenti razzisti dai termini scientifici che indicano alcune piante. Lo hanno deciso con una votazione gli scienziati dopo un’estenuante sessione di sei giorni a cui hanno partecipato più di 100 ricercatori, nell’ambito del Congresso Botanico Internazionale. Tutti i nomi di piante, funghi e alghe che contengono la parola “caffra“, il cui significato indica insulti rivolti contro le persone di colore, saranno sostituiti dalla parola “affra” per denotare l’origine africana della specie.

Quindi lo dicono anche loro, ma solo all’interno dell’articolo: il termine caffra non è che sia ritenuto offensivo ma abbia anche significati non offensivi, è razzista punto e basta, senza alcun’altra interpretazione. Scegliere di usare il termine “ritenuti” dà un taglio da cancel culture all’articolo che evidentemente piace a chi l’ha scelto.

Ma non siamo di fronte a un caso di quel genere: il termine caffra è assolutamente razzista, vista la sua etimologia.

L’etimologia

Il termine trova la sua origine nell’arabo kāfir ( كافر ), che significa “miscredente” o “non credente”. Originariamente, il termine non aveva connotazioni razziali specifiche, ma veniva utilizzato per riferirsi ai pagani zanj lungo la costa swahili, una regione coinvolta nella tratta degli schiavi araba.

A partire dal XVII secolo “kaffir” e le sue varianti diventarono termini dispregiativi per diversi gruppi etnici nell’Africa meridionale, in particolare durante l’era dell’apartheid in Sudafrica. Oggi, in Sudafrica, il termine è considerato un incitamento all’odio e il suo uso è vietato dalla legge.

Quindi ripetiamo insieme: non si tratta di un termine solamente ritenuto offensivo, ma di una parola che in Sudafrica è fuorilegge da tanto che è razzista e offensiva.

Concludendo

Per chi volesse approfondire c’è un breve articolo di Nature che spiega al meglio i fatti, o uno più dettagliato del Guardian britannico.

Inoltre, siccome su TGcom24 in chiusura fanno riferimento anche alla questione “nomi di animali” che potrebbero risultare offensivi (in quanto richiamano persone realmente esistite che non si ritiene siano da glorificare per l’eternità, come Hitler o Mussolini), vi rimandiamo a un interessante articolo del New York Times e un altro su Le Scienze firmato dal sempre bravo Telmo Pievani.

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