Nel manifesto proposte su mobilità, sicurezza, commercio, verde
Comitati e cittadini uniti a tutela dei beni comuni e contro l’arroganza e la violenza.
S’intitola così il manifesto di protesta verso le politiche di Palazzo d’Accursio e le modalità di partecipazione «blande e insufficienti» ai progetti, attuate dall’amministrazione.
La grande novità di questo «cartello» (che non comprende tutto l’ampissimo ventaglio di comitati cittadini, ma che è pronto ad accogliere nuove adesioni) è la presenza di realtà legate sia alla sinistra, nelle sue diverse componenti, sia alla destra, alle prese con un’opposizione consigliare risicata e poco efficace. Un manifesto, quindi, che va oltre le coloriture politiche.
«Questo è quello che ha prodotto la politica del sindaco», dice Andrea De Pasquale, fra i principali coordinatori del manifesto e forte di un doppio sguardo visto il suo passato nei Quartieri con incarichi pubblici, nell’urbanistica e nella mobilità.
Immediato arriva l’endorsement dell’ex candidato sindaco e presidente di Bologna ci piace (uno dei comitati del Manifesto), Fabio Battistini: «Vedo così realizzato il primo passo di un progetto che mi vede coinvolto anche come ideatore: unire, fuori e oltre gli steccati dei partiti che rappresentano l’opposizione, tutte le aree di disagio dei cittadini che non si riconoscono in questa amministrazione».
Al momento i comitati riuniti (mancano ad esempio quelli assai numerosi della zona universitaria) sono Associazione Percorsi, Associazione ViviAmo Bologna, la stessa Bologna ci piace, Bologna Vuole Vivere, il comitato Bertalia-Lazzaretto, Besta-Parco Don Bosco, Bologna l’aeroporto incompatibile, No Palazzoni Due Madonne, Non rivogliamo il tram a Bologna, Palasport, Parco Acerbi-Nido Cavazzoni, Residenti Santa Viola, Tutela Alberi Bologna e provincia, Viale Oriani, gruppo civico abolizione Bologna 30, Una Bologna Che Cambia.
Una bufera di voci, una valanga di temi, un concentrato di forti insoddisfazioni.
Il sunto del manifesto è ‘concentrato in 18 pagine assai dettagliate suddivise in 6 temi principali che nella loro esplicazione politica e pratica sarebbero stati traditi e non correttamente attuati dalla giunta Lepore.
Eccoli sotto il titolo «cosa vogliamo»: tutelare il verde urbano, patrimonio pubblico maltrattato; difendere la salute, minacciata da inquinamento e rumore; rivedere l’uso degli spazi pubblici, con meno privilegi e più equità; rendere la mobilità davvero sostenibile; tutelare il commercio di vicinato per una città abitabile (non solo visitabile); opporsi all’arroganza che diventa violenza.
Un punto, quest’ultimo, con fortissime critiche verso il sindaco ritenuto responsabile delle «manganellate» ricevute dai cittadini attivisti che si battono nelle diverse aree della città (il caso Besta è ovviamente in primo piano). «In questo modo l’amministrazione fa una scelta grave, di cui dovrà rispondere, in futuro», si legge nel manifesto dove si sottolinea «la scelta di negarsi all’ascolto e alla partecipazione vera, autentica, non pilotata, e di difendere le proprie decisioni politiche con i manganelli piuttosto che con gli argomenti e ancora la scelta di reprimere con la violenza le espressioni di dissenso, e di denigrare i manifestanti dipingendoli come estremisti, talvolta fascisti, talvolta antagonisti e anarchici».
Riguardo alla composizione e alle modalità di «lotta» del «cartello» tutto è in divenire. Intanto alle scuole Besta ci sarà un’assemblea dei comitati della zona aperta a tutti gli altri (bolognesi e non).