Molti meno deputati ma spese in aumento (italiaoggi.it)

di Franco Adriano

Italia

Qualcuno, rispetto al dibattito che si è aperto sul Bilancio della Camera, dovrebbe spiegare perché l’avanzo di gestione, che supera i 350 milioni di euro, ossia più di un terzo del complessivo, si è tramutato in un fondo di riserva.

A che serve garantire un flusso di risorse di questa entità? Una cifra enorme per un bilancio di erogazione com’è quello della Camera. Tanto serve, tanto il Tesoro concede. Il resto dovrebbe essere restituito alla collettività. Tanto più che il messaggio passato nell’opinione pubblica è di tutt’altro tenore, ossia che nonostante il taglio degli onorevoli la spesa resta tale e quale o forse più. Naturalmente è tutta colpa loro.

I poveretti, già messi alla stanga a convertire decreti senza fiatare, sembrano ormai incapaci di reagire alle ingiurie. Forse che ora guadagnano il doppio di prima e nottetempo hanno reintrodotto il vitalizio? Non è proprio così. Mentre ci sono spese ben superiori a quelle dei vitalizi, come quelle per le pensioni degli ex dipendenti, per esempio.

V’è poi il caso del concomitante rifiuto del Consiglio di giurisdizione della Camera sui ricorsi degli ex deputati in materia di tagli ai vitalizi, sulla base del principio costituzionale dei diritti acquisiti, che dovrebbe stare a cuore a tutti. In pochi si sono accorti che quando in nome della spending review per la prima volta vennero toccati gli stipendi d’oro dei dipendenti del Palazzo, furono sufficienti pochi mesi per recuperare lo statu quo, in nome dell’autodichia (giurisdizione domestica) e nel silenzio generale.

Un’altra prova che ormai ciò che vale per la casta permanente stipendiale non vale per gli eletti del popolo. Nemmeno quando sono loro a decidere. Poteva essere l’occasione di dimostrare a tutti di saper toccare ancora palla.

Invece sì è scelta la strada della fedeltà ai leader che in solitudine si tengono stretto il potere di decidere chi tornerà in parlamento e chi no (avendolo tolto agli elettori).

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