Giovanni Orsina, uno dei politologi italiani più apprezzati, lancia dalle colonne de La Stampa una lunga accusa ai protagonisti del nuovo antifascismo di maniera,
Nel caso specifico della strage di Bologna, per altro, non mancano studiosi autorevoli e disinteressati che hanno espresso dubbi fondati sulle ricostruzioni di parte giudiziaria. Dubbi tanto maggiori quanto più quelle ricostruzioni sono, per così dire, salite di livello, passando dagli autori materiali ai loro mandanti.”
“Su Mambro e Fioravanti e la loro colpevolezza restano dubbi”
Nel corsivo, Orsina parla dei principali protagonisti giudiziari di Bologna: “In un libro uscito di recente in spagnolo e inglese ma non ancora in italiano, uno storico attento come Juan Avilés ha ritenuto provate le responsabilità di Fioravanti, Mambro e Ciavardini ,ma molto meno chiare quelle di Licio Gelli”
“In un documentatissimo volume del 2016-continua l’articolo- Vladimiro Satta è giunto a una conclusione sconfortata. L’esame dei procedimenti giudiziari contro Fioravanti, Mambro e Ciavardini nonché di quelli per depistaggio delle indagini mostra che la dichiarazione di colpevolezza dei tre neofascisti non è campata in aria come vorrebbero gli innocentisti ma, purtroppo, non è neppure molto convincente“.
“La Repubblica può essere governata solo dalla sinistra”
Il politologo, docente universitario, continua il suo intervento riferendosi al discorso di ieri nel capoluogo emiliano: “Bolognesi non si è limitato a interpretare la storia, però. L’ha pure brandita come una clava per darla in testa a tutta la destra italiana degli ultimi trent’anni: da Berlusconi, corresponsabile della bomba del 2 agosto 1980 in quanto piduista, fino a Meloni, rea di voler introdurre una riforma della magistratura simile a quella sostenuta dal piano di rinascita democratica di Gelli”.
“La clava-si legge ancora- è la consueta lettura antifascista radicale della vicenda repubblicana. Intollerante, perché chi la sostiene ritiene di essere moralmente prima ancora che politicamente nel giusto e che la propria idea di costituzione e democrazia sia l’unica possibile”.
Una lettura, dice ancora Orsina, “Scopertamente politica, infine, poiché fissa il principio che la Repubblica possa essere legittimamente governata soltanto da sinistra, e che le destre siano quindi illegittime a prescindere“.
“Meloni? Ha risposto correttamente”
Nell’ultima parte del suo editoriale, Orsina cita indirettamente Pasolini, parlando dell’antifascismo odierno, e dà ragione a Giorgia Meloni, per la risposta a Bolognesi che aveva accusato l’attuale governo di poggiarsi sulle radici dello stragismo:
“Col suo estremismo, la sua faziosità-si legge-, e non di rado col suo spregio del buon senso e della verità storica, l’antifascismo radicale è stato ed è il peggior nemico dell’antifascismo quale strumento di ampia convergenza sui valori fondanti della Repubblica”.
Il finale è dedicato ai possibili condizionamenti culturali derivanti dall’antifascismo di Stato e le conseguenze sulle azioni giudiziarie.
“Poiché esso ha avuto un’influenza notevole anche sulla magistratura, per altro, bisognerebbe pure chiedersi quanto le sentenze sulle stragi, sui depistaggi, sui tentativi di colpo di Stato ne siano state condizionate, e quanto i dubbi su quelle sentenze nascano proprio dal vederle attraversate da linee ideologiche così evidenti.
Di fronte a un intervento scomposto come quello di Bolognesi, infatti, in quale altro modo avrebbe mai potuto replicare la Presidente del Consiglio?”, la chiosa del politologo.