C’è da sperare che Toti sia condannato (italiaoggi.it)

di Valter Vecellio

Il film ha qualcosa di profetico: “Tutti dentro” è 
del 1984, la stagione di Mani Pulite è lontana. 

È interpretato da Alberto Sordi, che ne è anche regista e sceneggiatore.

Protagonista un Pm zelante, incorruttibile. Eredita una maxi-inchiesta da un collega che va in pensione, coinvolti personaggi eccellenti della finanza e della politica, faccendieri corrotti; ma ci sono anche innocenti. Fa nulla. Il magistrato è della scuola: il fine giustifica i mezzi.

Finirà stritolato dallo stesso meccanismo che ha posto in essere: innocente, accusato di corruzione. Il film si conclude con un amarissimo monologo di Sordi-magistrato: «…mi chiedo se, rinunciando a vacue speranze e ad aspettative mai ripagate, non ci convenisse accettare l’ingiustizia, come regola e non come eccezione!?

Questo nella speranza, ovviamente… che almeno l’ingiustizia sia uguale per tutti!». Della vicenda che vede coinvolto l’ex presidente della regione Liguria Giovanni Toti chi scrive nulla si sa, se non quanto è stato pubblicato sui giornali. Toti è finito agli arresti domiciliari giustificati perché il reato contestato poteva essere reiterato. Pericolo venuto meno quando si è dimesso. Inevitabile il cattivo pensiero: Toti non è stato incarcerato per costringerlo alle dimissioni; ma appena si è dimesso è stato scarcerato.

Ora per paradosso ci si deve augurare che Toti sia effettivamente colpevole. Dovesse risultare innocente sarebbe cosa devastante: per Toti, per la magistratura, per la giustizia: che già ha subito tantissimi micidiali colpi proprio da chi la incarna e la amministra.

Lo si scrive col cuore pesante, perché si è convinti del principio che chiunque è innocente fino a condanna definitiva; che non è l’accusato a dover provare la sua innocenza, ma la pubblica accusa a dover provare la colpevolezza. Benedetto Croce in una sua lettera a Giovanni Amendola racconta di una disavventura giudiziaria capitata a Giuseppe Prezzolini; chiude con una raccomandazione: stare quanto più possibile lontani dai tribunali.

È ancora un buon consiglio.

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