di Romano Prodi
Trump e la Cina: gli scenari di guerra alimentati dal voto Usa
Non ho mai capito perché, nelle analisi politiche, siano ormai diventati di moda i così detti “cento giorni”. Tuttavia, dato che questo è il costume, cercherò di fare alcune riflessioni quando mancano proprio poco meno di cento giorni alle elezioni americane. Ammesso, come penso, che la data del primo martedì di novembre venga rispettata, nonostante l’espresso desiderio di rinvio da parte del presidente Trump.
Le analisi demoscopiche attribuiscono oggi un cospicuo vantaggio al candidato democratico Joe Biden. Eppure sarebbe non solo semplicistico, ma anche del tutto errato ritenere chiusa la partita. Trump, infatti, gode del vantaggio di essere il Presidente in carica e ha già dimostrato di essere in grado di emozionare gli elettori con una campagna elettorale condotta attraverso messaggi semplici e di grande presa popolare, comunicando in modo efficace agli elettori quello che essi vogliono sentirsi dire.
Nonostante questo, la strada di Trump non è in discesa. L’ “arma nucleare”, su cui contava fino allo scorso marzo, per vincere le elezioni era infatti il positivo andamento dell’economia, con una crescita superiore ad ogni previsione e un numero di disoccupati al minimo storico. Poi è arrivato il Covid-19, nei confronti del quale Trump ha reagito con misure di sostegno all’economia americana che non hanno precedenti nella storia di nessun paese.
Nonostante queste misure, i dati estremamente negativi resi pubblici negli scorsi giorni dimostrano che la caduta dei consumi e della produzione è più profonda di ogni previsione, mentre la ripresa generale si allontana nel tempo. L’arma nucleare non potrà quindi essere utilizzata quando, fra meno di cento giorni, gli americani saranno chiamati a votare … leggi tutto