Tutti dicono mai più
Nonostante le promesse di cambiamento, la politica siciliana ripropone lo stesso schema di sempre.
La recente manovra finanziaria da duecentoventi milioni di euro è stata spartita in piccole spese, dalla ristrutturazione di parrocchie ai contributi per eventi locali, mentre le vere emergenze sommergono l’isola
Tutti dicono mai più. Come in quella famosa canzone: «Non succederà più …». «Non accadrà più» dice infatti Renato Schifani, presidente della Regione Sicilia. «È l’ultima volta», gli fa eco il presidente dell’Ars, il giovane astro nascente della destra siciliana, Gaetano Galvagno.
Ma entrambi sanno che non è vero. Le dichiarazioni estive dei politici sono velleitarie come certe storie d’amore balneari. È solo questione di tempo, pertanto. E tra qualche mese andrà in onda lo stesso schema.
Lo schema poi è facile, l’uovo di Colombo al quale non aveva pensato nessuno, una sublimazione del famoso manuale Cencelli sulla distribuzione di incarichi e poltrone: come fare passare leggi di bilancio, finanziarie, variazioni, manovre correttive, in una parlamento, quello siciliano, con una maggioranza balcanizzata? Semplice.
Si prendono i settanta deputati, tutti, nessuno escluso, e gli si dà una cifra da spendere, ciascuno, per i loro desideri: una parrocchia, una sagra, una bocciofila, un concerto. Con tutte queste indicazioni si fa un maxi emendamento da allegare alla manovra. E il testo passa in un amen. Tutti contenti (e in questo caso, arrivederci a Settembre, si chiude per ferie un mese e mezzo). Ma i ruoli vanno rispettati, eh, che vi pare: e così chi è all’opposizione gestisce metà della posta di chi è in maggioranza.
Passano così, ormai, le manovre finanziarie in Sicilia nell’era Schifani. Compresa l’ultima, estiva, di qualche giorno fa. Una manovra da duecentoventi milioni, con tutti i deputati che si sono spartiti il bottino, condensato in un maxi emendamento da fare impallidire la leggendaria tabella H.
Per chi non c’era, ai tempi, la tabella H, inventata dall’allora governatore dell’isola Totò Cuffaro, era un allegato alla Finanziaria con tutti i micro contributi da assegnare a fine anno. Una spesa di Natale che, tra un centro religioso, una gara podistica, le feste del santo patrono, arrivava a cifre mirabolanti.
Tanto che, nel nome del risparmio, si decise di abolirla, per spazzare via l’immagine di una politica siciliana clientelare e attaccata al consenso spicciolo. Detto, fatto. La tabella H non esiste più. In compenso ogni manovra di bilancio ha il suo maxi emendamento, con l’elenco interminabile di piccole e grandi regalie dei deputati.
E quindi, anche qualche giorno fa si è ripetuto lo schema. Una parte dei soldi è servita per fare quadrare i conti. L’altra parte, invece, non è stata utilizzata per le urgenze, dalla siccità che mette in ginocchio l’economia e le famiglie, ai rifiuti che sommergono Palermo, ma per essere parcellizzata, in decine e decine di spesarelle.
Un fiume di denaro fuori controllo, perché siamo nel periodo post-elettorale (a giugno ci sono state le Europee) ed ogni deputato aveva bisogno di ringraziare chi, in un modo o nell’altro, si era speso per la sua corrente.
Ma non bisogna storcere il naso. Anzi. È un clientelismo istituzionalizzato, ed anche democratico, se vogliamo, dato che ognuno ha la sua pagnotta, sia che rappresenti il centrodestra, sia che rappresenti l’opposizione. Ogni deputato ha avuto un portafoglio da gestire di novecentocinquantamila euro, se di maggioranza. «Solo» seicentocinquantamila euro per quelli dell’opposizione.
Nell’elenco, c’è di tutto. Spiccano i trecentomila euro al Trapani Calcio, società del romano Valerio Antonini, neo promossa in serie C. Mai un contributo era stato dato direttamente con una finanziaria ad una Srl, innanzitutto. E poi, perché così tanto al Trapani, e niente al Catania, o al Palermo, che è in serie B? Chissà. Intanto, va fatta notare la coincidenza. Nell’organigramma della società svetta la figura del figlio del governatore Schifani, l’avvocato Roberto Schifani, in qualità di «general counsel».
Scorrendo le cifre, ne viene fuori una manovra surreale, che racconta un altro mondo, una geografia di piccole e grandi necessità che nulla hanno a che fare con lo sviluppo della Sicilia, le infrastrutture, le reali esigenze di questa o quella comunità. In mezzo c’è di tutto: palestre da rifare in Comuni piccolissimi, incroci, rotonde da sistemare, centri sociali in questo o quel Paese sperduto.
E poi campi di calcio a cinque, circoli di tennis, pali della luce, parrocchie, tantissime parrocchie: chi avrà il tetto rifatto, chi nuovi arredi, chi una nuova facciata. E poi, la parte del leone, le pro loco e gli eventi. Spulciando qua e là: a Mazara spunta il “Gran galà del Gambero Rosso”, centomila euro. Cinquantamila euro per il “Giro podistico internazionale di Castelbuono”, trentaseimila euro per il premio “Una ragazza per il cinema”.
Centocinquantamila euro per il Carnevale di Termini Imerese, edizione 2025. Settantamila euro per quello, evidentemente minore, di Casteldaccia. Ancora: cinquantamila euro per i festeggiamenti di Santa Sofia, a Sortino (siamo in provincia di Siracusa, ottomila abitanti) Bottino pieno fanno anche la galassia di associazioni di riferimento della destra siciliana. Immancabile il “Festival della legalità” di turno.
Questa volta è ad Enna. Lo organizza l’associazione culturale “Belvedere”, incassa centotrentamila euro. C’è anche un piccolo capolavoro: duecentocinquantamila euro per la creazione della Fondazione Lago di Pergusa, «per tutelare il più grande lago siciliano» scrivono dalla Regione. Peccato che il lago, proprio a causa dell’incuria, sia ormai asciutto da qualche settimana…
Fa capolino anche l’acquisto di qualche autobotte (un rimorso di coscienza di qualche deputato?), il finanziamento per l’escavazione di un paio di pozzi, e la misura più originale, del quale nessuno ha il coraggio, al momento, di riconoscere la paternità. Il bonus lavastoviglie. Avete letto bene.
L’arma definitiva, per gli onorevoli siciliani, per lottare contro la crisi idrica. Si tratta di un contributo di duecento euro per le famiglie siciliane che compreranno una lavastoviglie, definita nella relazione che accompagna il testo come l’elettrodomestico per eccellenza «al fine di contrastare la crisi idrica e promuovere l’uso razionale dell’acqua».
Non essendo qualcosa di spendibile dal punto di vista clientelare, il plafond è misero: duecentomila euro. In pratica solo mille famiglie potranno usufruire dell’aiuto di mamma Regione. Le altre continueranno ad arrangiarsi con bacinelle e rubinetti. Si consoleranno la sera con qualche sagra. O con Marcella Bella. L’indimenticata interprete di Montagne Verdi, già candidata con Alleanza Nazionale alle Europee, qualche anno fa, ha sulle spalle il peso della «valorizzazione dei siti archeologici siciliani».
Come? Con un tour e un video promozionale dal costo di cinquantamila euro. D’altronde, con questa penuria d’acqua, montagne verdi in Sicilia non se ne vedono più. Qualcosa bisognava inventarsi.