di Alessia Moro
Avanzata gialloblù
Martedì scorso è iniziata un’operazione militare che ha portato l’esercito di Kyjiv nella regione russa di Kursk. Potrebbe essere una mossa legata a ragioni solo belliche, oppure potrebbe dare a Zelensky una posizione più favorevole in caso di future negoziazioni
L’Ucraina sta tentando di portare la guerra in Russia, spingendo l’incursione nella regione di Kursk. Le forze armate di Kyjiv hanno conquistato circa trecentocinquanta chilometri quadrati, in quella che sembra l’operazione militare più grande in territorio russo dall’inizio del conflitto.
Dopo aver avanzato per mesi nell’est dell’Ucraina, martedì 6 agosto le truppe di Mosca sono state colte di sorpresa da una controffensiva inattesa, che ha spinto il governatore della regione di Kursk, Alexei Smirnov, a dichiarare lo stato di emergenza.
Dopo due giorni di silenzio Mykhailo Podolyak, portavoce della presidenza ucraina, ha commentato per la prima volta l’operazione, dicendo che «la causa principale di ogni escalation, di ogni bombardamento, di ogni azione militare anche nelle regioni di Kursk e Belgorod è esclusivamente l’inequivocabile aggressione della Russia».
Non è la prima volta che l’Ucraina colpisce via terra il suolo russo ma, mentre le precedenti incursioni erano guidate da milizie filo-ucraine composte da dissidenti russi, l’attacco di martedì sembra aver coinvolto direttamente l’esercito di Kyjiv. Secondo Mosca e i video verificati dal New York Times circa trecento soldati e decine di carri armati e veicoli da combattimento starebbero portando avanti l’offensiva.
Il ministero della Difesa russo ha dichiarato che l’attacco è iniziato intorno alle 8 del mattino di martedì, quando le truppe ucraine hanno attraversato il confine tra i villaggi di Nikolayevo-Daryino e Oleshnya. Il governo di Kyjiv non ha rivendicato immediatamente l’operazione, ma il funzionario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale ucraino Andrii Kovalenko ha detto che «la Russia non ha il controllo del suo confine».
Inizialmente Mosca ha affermato di aver respinto l’incursione, ma l’assalto è proseguito anche nelle giornate di mercoledì e giovedì. Infatti, alcuni blogger militari russi hanno diffuso notizie riguardo all’avanzamento delle forze ucraine verso nord, dicendo che i combattimenti si sono spostati verso le città di Sudzha e poi Korenevo, a circa venti chilometri a nord del confine.
Secondo le autorità russe, nei bombardamenti sono stati uccisi cinque civili, trentaquattro sono rimasti feriti e circa un migliaio di persone è stato evacuato dall’oblast di Kursk, dopo la dichiarazione dello stato di emergenza.
Vladimir Putin durante la riunione dei vertici delle forze armate convocata mercoledì ha definito l’offensiva come una «provocazione su larga scala», accusando «il regime di Kyjiv» di aver fatto ricorso a bombardamenti indiscriminati attaccando obiettivi civili.
Le reazioni di esperti militari e analisti all’incursione ucraina sono contrastanti e i più scettici si sono chiesti quale possa essere la finalità dell’operazione. «Uno dei maggiori problemi dell’Ucraina sul campo di battaglia – scrive la Bbc – è la forza lavoro. La Russia ha molti più soldati e si sta avvicinando sempre di più alla città di Pokrovsk, nell’Ucraina orientale. Quindi, inviare centinaia di soldati ucraini in Russia è, diciamo, controintuitivo agli occhi di alcuni».
Tuttavia, per altri è possibile trovare delle motivazioni a una mossa che potrebbe sembrare folle. Secondo l’esperto Kostyantyn Mashovets l’attacco non è stato accidentale e, anzi, «è chiaramente parte di un piano».
Un piano che, presumibilmente, non ha come obiettivo l’occupazione della terra di Putin, bensì quello di provare ad attirare l’esercito nemico e far sì che concentri le proprie risorse «in casa» piuttosto che nell’avanzata sul fronte orientale, che Kyjiv fatica sempre di più a contenere. A sostegno dell’ipotesi, l’analista militare Mykhaylo Zhyrokov ha infatti detto alla Bbc che la Russia è stata costretta a ridistribuire alcune truppe dalla linea del fronte nell’Ucraina orientale a seguito dell’attacco.
Un’altra ipotesi è quella che Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto affari internazionali (Iai), sulla Stampa presenta come «ratio diplomatica»: vista la maggiore inclinazione verso la possibilità di un negoziato mostrata ultimamente dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, lo scopo dell’incursione potrebbe essere tentare di conquistare asset strategici russi che gli consentano di sedersi al tavolo delle trattative davanti a Putin con una preziosa merce di scambio.
E mentre tutti si chiedono se l’operazione raggiungerà il suo scopo o meno, sui social è esploso l’entusiasmo tra gli utenti ucraini, che dall’inizio della guerra supportano il loro esercito a suon di meme: c’è una gara di schiaffi in faccia (esistono!) in cui l’Ucraina molla un colpo fortissimo alla Russia, che cade a terra davanti allo sguardo incredulo di Unione europea e Nato; c’è un Putin corrucciato e pensieroso che si chiede come mai gli ucraini abbiano preso in tre giorni più territorio alla Russia di quanto le sue truppe abbiano fatto con il territorio ucraino nell’ultimo anno.
E poi la presa in giro definitiva: i recenti progressi sul campo sono stati così inaspettati che ora sono gli ucraini a sbeffeggiare Mosca, chiedendo ai vicini di imparare il loro inno nazionale e di prepararsi al referendum. Come facevano i russi prima.
È solo un modo per sdrammatizzare. Forse.