di Aldo Grasso
Padiglione Italia
Un giorno, i libri di scuola racconteranno della gloriosa lotta del ministro Francesco Lollobrigida contro il granchio blu, il nuovo killer dei mari, il crostaceo immigrato clandestinamente che mise a repentaglio la vita di vongole, ostriche e cozze.
La battaglia iniziò ai primi di luglio, sotto il segno zodiacale del Cancro, il cui simbolo è, appunto, il granchio.
La prima idea di Chef Lollo (si perdoni la confidenza) fu di improvvisarsi cuoco e cucinare un risotto al granchio blu, una variante della dieta sovranista, non tenendo però conto, come ammoniva Mario Pannunzio, che il nostro è un Paese «alle vongole».
La seconda idea fu quella di nominare l’ex prefetto Enrico Caterino «commissario per il granchio blu» (in Italia ci sono più commissari straordinari che granchi blu). La cui prima dichiarazione fu questa: «Il problema lo conosco perché vivo in quella zona». Poi promise un bel tavolo di consultazione per «la fase emergenziale».
Rassegnò poi le dimissioni come il suo collega commissario per la peste suina o venne invece costituita l’ennesima commissione parlamentare d’inchiesta sul commissario e sulla gestione dell’emergenza granchio blu? Al momento, non si sa.
La favola insegna che nella vita l’importante è non prendere un granchio.