di F. P.
Bologna
«Mi rammarica molto che il mio sindaco, sentendosi offeso e chiamato in causa da un articolo che ho scritto per il New York Times non si sia nemmeno premurato di trascrivere il mio nome per intero e che invece di affrontare quello di cui scrivo, scelga di discreditare me e mettere in dubbio la mia provenienza e la mia competenza a scrivere quello di cui scrivo».
Inizia così la lunga risposta di Ilaria Maria Sala al sindaco Lepore.
«È vero, abito a Hong Kong. Faccio parte delle centinaia di migliaia di italiani che abitano all’estero, fra i quali ci sono molti bolognesi. Malgrado questo, passo ogni anno diverso tempo a Bologna, la mia città, dove sono cresciuta: questo mi rende più sensibile ai cambiamenti rapidi e a mio giudizio negativi che l’hanno modificata, dato che certe differenze si notano con maggiore intensità quando, dopo un periodo di distanza, si torna a casa. Tutte cose sottolineate con enfasi anche dai miei amici che risiedono a Bologna tutto l’anno. Peraltro moltissimi articoli scritti in italiano su giornali italiani dipingono un quadro molto più nero».
E la domanda. «Cosa fa Palazzo d’Accursio per governare l’over ourism? Non si può far finta di non vedere quanto il centro città sia svilito». «Molto cordialmente, la sua concittadina Ilaria Maria Sala».
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(New York Times)