Famiglie più ricche? Meloni rivendica i risultati quando le fa comodo (pagellapolitica.it)

di Carlo Canepa

La presidente del Consiglio rilancia le stime 
dell’Ocse sull’Italia se sono in crescita, se 
calano invece non ne parla

Il 12 agosto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scritto sui social network che «i dati economici del primo trimestre 2024 ci regalano una buona notizia per l’Italia».

La leader di Fratelli d’Italia ha aggiunto che, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), «il reddito reale delle famiglie italiane è cresciuto del 3,4 per cento, segnando l’aumento più forte tra tutte le economie del G7». Questo risultato, «superiore alla media Ocse dello 0,9 per cento», sarebbe «frutto delle politiche del governo».

L’aumento citato da Meloni, rilanciato anche da Fratelli d’Italia e da altri esponenti del partito, è davvero contenuto nei numeri dell’organizzazione internazionale. Ma come è già successo in passato la presidente del Consiglio rilancia le nuove stime dell’Ocse solo quando sono positive, ignorandole invece quando sono negative.

Un trimestre positivo è certo una buona notizia, ma rischia di dare un quadro distorto dell’andamento generale. Per esempio, nel trimestre precedente gli stessi dati per l’Italia avevano mostrato un calo e una performance peggiore della media. E anche per l’intero 2023 in confronto con l’anno precedente l’Italia ha mostrato il segno meno e risultati inferiori alle medie.

Che cosa dice l’Ocse

Il 12 agosto l’Ocse, un’organizzazione internazionale che raggruppa 38 Stati in tutto il mondo, ha pubblicato i dati aggiornati sul cosiddetto “reddito reale pro capite delle famiglie” (in inglese real household income per capita) nei Paesi membri, tra cui c’è l’Italia. Questo indicatore stima come varia nel tempo il reddito delle famiglie, tenendo conto dell’impatto dell’inflazione, ossia dell’aumento dei prezzi.

Per intenderci: se in un determinato periodo il reddito di una famiglia aumenta più dell’inflazione, allora il reddito reale cresce; viceversa, se il reddito di una famiglia aumenta meno di quanto aumentino i prezzi, allora il reddito reale cala. Il reddito di una famiglia equivale al reddito totale percepito da quella famiglia, al netto delle imposte sul reddito e sul patrimonio e al netto dei contributi sociali, e comprende alcuni sussidi come quello di disoccupazione.

Veniamo ai numeri. Secondo le stime più aggiornate dell’Ocse, nel primo trimestre del 2024, ossia tra gennaio e marzo di quest’anno, il reddito reale delle famiglie in Italia è cresciuto del 3,4 per cento rispetto all’ultimo trimestre del 2023, ossia rispetto al periodo tra ottobre e dicembre dell’anno scorso.

Come ha sottolineato correttamente Meloni, l’aumento italiano è stato «il più forte» tra quelli registrati dai Paesi del G7, ha scritto l’Ocse. Nel primo trimestre di quest’anno, infatti, la crescita media del reddito reale delle famiglie nei Paesi del G7 è stata dello 0,5 per cento rispetto all’ultimo trimestre del 2023, mentre la crescita media tra i Paesi dell’Ocse è stata dello 0,9 per cento.

Più nel dettaglio, il reddito delle famiglie è cresciuto in tutti i Paesi del G7 (per il Giappone i dati non sono ancora disponibili), ma con percentuali più basse rispetto a quella registrata dall’Italia. In Germania l’aumento è stato dell’1,4 per cento, in Francia e Canada dello 0,6 per cento, nel Regno Unito dello 0,3 per cento e negli Stati Uniti dello 0,2 per cento.

L’Ocse ha sottolineato anche i fattori che hanno contribuito all’aumento del reddito delle famiglie in Italia: secondo l’organizzazione, la crescita «è stata trainata dall’aumento delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti». Su questo hanno in parte inciso le misure del governo Meloni, che ha deciso di rinnovare temporaneamente per il 2024 il taglio del cuneo fiscale, ossia la riduzione tra il lordo e il netto in busta paga, e di ridurre solo per quest’anno il numero delle aliquote dell’Irpef (l’imposta che i lavoratori pagano sui loro redditi) da quattro a tre.

Altri aumenti non sono legati necessariamente alle politiche del governo, come i rinnovi di alcuni contratti collettivi nazionali, concordati tra imprese e sindacati per compensare la crescita dell’inflazione.

Per completezza va detto poi che, allargando lo sguardo oltre i Paesi del G7, nei primi tre mesi di quest’anno alcuni Stati membri dell’Unione europea hanno registrato percentuali di crescita dei redditi delle famiglie vicine a quelle dell’Italia, se non addirittura superiori. Per esempio nei Paesi Bassi l’aumento è stato del 2,5 per cento, in Portogallo del 6,7 per cento e in Polonia del 10,2 per cento.

Solo le notizie positive

Dunque è vero che nei primi tre mesi di quest’anno il reddito delle famiglie in Italia, considerando l’inflazione, è cresciuto rispetto ai tre mesi precedenti, e questa è una «buona notizia» per il nostro Paese, come ha detto Meloni.

Da quando è al governo, però, la presidente del Consiglio ha adottato una strategia di comunicazione selettiva nel commentare i dati dell’Ocse: quando i numeri sono positivi, dice che sono il frutto delle politiche del suo governo; quando i numeri sono negativi, non ne parla. E in diversi casi negli ultimi mesi i numeri sono stati peggiori.

Come abbiamo visto l’Ocse pubblica ogni tre mesi i dati sull’andamento del reddito reale delle famiglie. Prima della stima di agosto, quella precedente era uscita a inizio maggio e si riferiva al quarto trimestre del 2023. In quell’occasione l’organizzazione aveva calcolato che tra ottobre e dicembre dell’anno scorso il reddito delle famiglie in Italia era calato dello 0,4 per cento rispetto ai tre mesi precedenti.

L’aumento medio tra i Paesi membri del G7 era stato pari allo 0,3 per cento e l’aumento medio tra i Paesi Ocse allo 0,5 per cento. L’Italia dunque era andata peggio.

In quella pubblicazione l’Ocse aveva stimato anche che in tutto il 2023 il reddito reale delle famiglie italiane è sceso dello 0,4 per cento rispetto al 2022, a fronte di un aumento medio dei Paesi del G7 dell’1,5 per cento e di un aumento medio dei Paesi dell’Ocse dell’1,2 per cento.

Insomma, se il confronto si fa anno su anno, l’anno scorso i redditi delle famiglie in Italia sono scesi rispetto a quello prima, sebbene meno rispetto a quanto siano calati nel 2022 rispetto al 2021, quando il calo era stato del superiore all’1 per cento. A maggio, quando sono usciti questi dati, Meloni non ne ha mai fatto menzione sui social network, così come non ne ha fatto Fratelli d’Italia.

Discorso diverso vale invece per i dati usciti lo scorso 8 febbraio, relativi al terzo trimestre del 2023, ossia al periodo tra luglio e settembre dello scorso anno. In quell’occasione l’Ocse ha stimato un aumento dei redditi delle famiglie italiane dell’1,4 per cento rispetto al secondo trimestre del 2023, mentre i Paesi del G7 hanno registrato un calo medio dello 0,2 per cento, una riduzione uguale alla media registrata dai Paesi dell’Ocse.

In quell’occasione, a differenza di quanto avvenuto a maggio, Meloni aveva rivendicato prontamente la bontà di questi numeri, dicendo in varie interviste ed eventi elettorali che i redditi delle famiglia italiane erano cresciuti «sei volte» di più rispetto a quelli degli altri Paesi.

Nel celebrare questa crescita, la presidente del Consiglio aveva omesso di dire più volte che l’aumento era stato registrato in un trimestre rispetto a quello precedente, e non – come lasciato intendere da lei – da quando era entrato in carica l’attuale governo, ossia dal 22 ottobre 2022.

E nel secondo trimestre del 2023, che cos’è successo? Anche in quel caso il reddito delle famiglie italiane era sceso rispetto ai primi tre mesi dell’anno, dello 0,4 per cento. Meloni e Fratelli d’Italia non ne avevano parlato.

L’andamento nel tempo

Nonostante il miglioramento registrato nei primi tre mesi di quest’anno, il reddito reale delle famiglie italiane resta più basso di quello registrato nella seconda metà del 2021, e non solo. Se si allarga ancora di più lo sguardo, il reddito reale delle famiglie non ha ancora superato il livello raggiunto nel 2007, ossia prima della crisi economica.

Il grafico mostra l’indice del reddito reale pro capite delle famiglie in Italia, che permette di calcolare dal 2007 in poi come è cambiato questo indicatore nel tempo, di trimestre in trimestre. Detto in parole semplici, posto a 100 il reddito delle famiglie nel primo trimestre del 2007, il grafico mostra ogni tre mesi se questo valore è cresciuto o diminuito. Per esempio, la crescita che si vede alla fine del grafico è il +3,6 per cento registrato nel primo trimestre di quest’anno.

Come si nota, tra il 2007 e l’inizio del 2013 l’indice è calato costantemente, per poi risalire fino al 2018 e crollare durante la prima fase della pandemia di Covid-19. Successivamente l’andamento è stato più altalenante, quando tra il 2021 e il 2022 è iniziata ad aumentare l’inflazione, che negli ultimi mesi ha rallentato la sua crescita.

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