di Ugo Milano
Qual è la situazione in Africa e chi corre più rischi di contrarre la malattia per cui ieri l’Oms ha dichiarato l’emergenza sanitaria mondiale
«Per piacere, chiamatelo Mpox e non vaiolo delle scimmie.
Quest’ultimo nome è stato abbandonato dall’Oms perché crea stigma e confusione che durante un’emergenza sanitaria non aiutano». Così la virologa, divulgatrice scientifica ed ex deputata Ilaria Capua si appella ad organi di informazione e cittadini che in queste ore sono allarmati in seguito all’annuncio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: per il vaiolo delle scimmie è emergenza sanitaria mondiale.
Non sono pochi i commenti sotto il messaggio di Capua che si chiedono come mai si debba preferire un acronimo al nome esteso, dato che la emme di Mpox sta per «monkey». Scimmia, appunto. Attualmente, d’altronde, la pagina dell’Oms dedicata al virus riporta entrambi i nomi: Mpox (monkeypox) – Mpox (vaiolo delle scimmie).
L’aumento dei casi di vaiolo delle scimmie (Mpox) in Africa
Al di là della nomenclatura, la decisione dell’Oms, annunciata ieri dal direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, è arrivata in seguito a una significativa crescita del numero di casi registrata nell’Africa subsahariana. Particolarmente grave la situazione nella Repubblica Democratica del Congo, dove dall’inizio del 2024 sono stati registrati oltre 14 mila casi e 524 morti.
Cifre che, riporta il Guardian, sono già pari a quelle viste durante tutto il 2023, mentre alla fine dell’anno corrente mancano ancora quattro mesi e mezzo. Focolai della malattia sono stati registrati quest’anno per la prima volta anche in Burundi, Kenya, Ruanda, Uganda. Altri casi erano già stati monitorati in Repubblica Centrafricana, Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria e Sudafrica. Gli esperti sono concordi nel ritenere la nuova variante del virus responsabile della maggiore diffusione.
Le categorie più a rischio per il vaiolo delle scimmie
Ad essere colpiti con tassi maggiori, come già era avvenuto durante l’epidemia del 2022, sono i bambini, a causa del sistema immunitario più debole, messo a dura prova dalla malnutrizione di cui molti sono vittime in Africa. Secondo i dati forniti dalla Repubblica Democratica del Congo, nel 2024, i bambini sotto i 15 anni rappresentano il 70% dei contagiati infetti e l’85% dei decessi.
Oltre a loro, anche sex worker e uomini gay mostrano tassi d’infezione maggiori. Per la malattia sono già stati sviluppati dei vaccini, ma affinché possano essere efficaci devono essere superati gli attuali problemi di distribuzione. Solo per l’Africa ne servirebbero 10 milioni. Una cifra enorme rispetto ai circa 200 mila disponibili attualmente.
Cos’è il vaiolo delle scimmie
Il vaiolo delle scimmie è una malattia virale causata dal Monkeypox virus, un parente stretto del virus del vaiolo. Sebbene sia stato scoperto per la prima volta nelle scimmie, il virus colpisce anche altri animali e può essere trasmesso anche da un essere umano all’altro come osservato per la prima volta negli anni Settanta.
I sintomi includono febbre, mal di testa, dolori muscolari, linfonodi ingrossati e un’eruzione cutanea che si evolve in vescicole piene di pus e croste. Si trasmette con grosse goccioline di droplet emesse da naso e bocca, o con il contatto tra fluidi corporei.
Nonostante il livello di emergenza si attualmente elevato, il vaiolo delle scimmie rimane una malattia la cui mortalità è considerata bassa. Nel 2022, un’epidemia di vaiolo delle scimmie ha colpito l’Europa, con centinaia di casi segnalati, soprattutto tra uomini che hanno avuto contatti stretti, spesso di tipo sessuale.
L’epidemia ha suscitato allarme per la sua diffusione insolita al di fuori delle aree endemiche africane. Da luglio 2022 a maggio 2023 sono stati registrati 90 mila casi il cui effetto è stato limitato da campagne di vaccinazione e altre misure preventive.