Il terrapiattismo dei Cinque stelle (ilfoglio.it)

Il Superbonus fa aumentare il debito? 

“È un falso mito”, dice l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico

Qualche anno fa gli economisti Pierre Cahuc e André Zylberberg pubblicarono un libro dal titolo Le Négationnisme économique (“Contro il negazionismo”, Bocconi Editore), che passava in rassegna tutte le pessime e infondate credenze economiche che inquinavano il dibattito in Francia (e che hanno caratterizzato anche le ultime elezioni legislative).

Non c’è dubbio che, se mai dei colleghi italiani di Cahuc e Zylberberg volessero scrivere una versione tricolore sul “negazionismo economico”, un posto d’onore spetterebbe a Pasquale Tridico.

L’ex presidente dell’Inps, all’epoca indicato dal M5s di cui ora è europarlamentare, intervistato dalla Stampa dice che, secondo lui, la tesi per cui il debito pubblico aumenta a causa del Superbonus è “un falso mito”.

Proprio così. “Non vedo un legame tra la crescita del debito di oggi e il Superbonus”, dice Tridico. Non si sa se sorprende di più la mancanza di buon senso o il fatto che a parlare sia un professore  di Economia. Perché sostenere che il Superbonus, che con i suoi 160 miliardi di costo è la peggiore misura di finanza pubblica della storia italiana, non ha alcun legame con l’aumento del debito è come affermare che la Terra è piatta.

In questi anni, e per i prossimi, l’Italia spenderà decine di miliardi all’anno per pagare il Superbonus e questa è la principale ragione per cui il rapporto debito/pil crescerà anziché diminuire.

È scritto, a chiare lettere, nel Def del governo, ma anche nei rapporti e nelle analisi della Commissione europea, dell’Fmi, della Banca d’Italia, dell’Upb e di chiunque sulla faccia rotonda della Terra sappia fare di conto. Il fatto che per difendere la scellerata misura del governo Conte un economista, per quanto militante, debba ricorrere al terrapiattismo economico dà la misura di quanto irragionevole sia stato il Superbonus.

Da un lato è un sollievo che Tridico non sia più presidente dell’Inps, ma dall’altro preoccupa che sia ora presidente della sottocommissione per le questioni fiscali del Parlamento europeo. Un piccolo passo in avanti per l’Italia, un grande salto indietro per l’Europa.

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