di Carlo Canepa
Diritti
Nonostante i numeri suggeriscono il contrario, le regole in vigore in Italia sono piuttosto restrittive
Negli scorsi giorni vari politici della Lega e di Fratelli d’Italia si sono detti contrari alla proposta del leader di Forza Italia Antonio Tajani di riaprire il dibattito sulla riforma della legge che regola la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri, in particolare ai bambini.
Gli esponenti di entrambi i partiti di centrodestra hanno usato la stessa argomentazione: le regole in vigore sono già generose e quindi non vanno modificate.
«La legge sulla cittadinanza c’è, funziona, non va cambiata. L’Italia è il Paese in Europa che concede più cittadinanze, oltre 130 mila all’anno, più di Francia e Germania», ha dichiarato per esempio il 12 agosto a La Stampa Nicola Molteni, sottosegretario della Lega al Ministero dell’Interno. Il 19 agosto il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti ha detto allo stesso quotidiano che «in termini di concessione della cittadinanza siamo al primo posto nell’Unione europea».
È vero che, secondo i dati più recenti e in valore assoluto, l’Italia è il Paese europeo che concede più cittadinanze agli stranieri. Ma se si rapportano i dati alla popolazione residente, l’Italia perde alcune posizioni in classifica, e non solo: in ogni caso il primato italiano non significa che il nostro Paese abbia la legge più generosa nel concedere la propria cittadinanza agli stranieri.
Le cittadinanze date nell’Ue
Partiamo dai numeri. Secondo Eurostat, nel 2022 l’Italia ha dato la propria cittadinanza a quasi 214 mila cittadini stranieri, il numero più alto tra tutti e 27 gli Stati membri, davanti a Spagna (oltre 181 mila cittadinanze concesse), Germania (quasi 167 mila) e Francia (più di 114 mila). Il numero delle cittadinanze italiane date nel 2022 è più alto di quello registrato nel 2021, quando le cittadinanze concesse erano state oltre 121 mila, un valore più basso di quello registrato in Germania (130 mila), Spagna (144 mila) e Francia (circa 131 mila).
Nei dieci anni tra il 2013 e il 2022 gli stranieri che hanno ricevuto la cittadinanza italiana sono stati circa un milione e 463 mila, il numero più alto tra tutti i Paesi Ue. Seguono la Spagna, con un milione e 405 mila cittadinanze spagnole date a stranieri, la Germania, con un milione e 207 mila cittadinanze tedesche date a stranieri, e la Francia, con un milione e 101 mila cittadinanze francesi concesse a stranieri.
Quanto è severa la legge italiana
Sulla base di questi numeri, verrebbe da pensare – come fanno gli esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia – che tutto sommato la legge che regola la concessione della cittadinanza italiana è tra le più generose, se non la più generosa nell’Ue, ossia quella con vincoli meno restrittivi. In realtà le cose non stanno così.
La legge che contiene le norme sulla concessione della cittadinanza italiana è vecchia di oltre trent’anni, essendo stata approvata nel 1992. Nel nostro Paese è in vigore il cosiddetto ius sanguinis (dal latino, “diritto di sangue”): ottiene alla nascita la cittadinanza italiana chi ha almeno un genitore italiano.
Un bambino straniero che nasce in Italia può ottenere la cittadinanza italiana, su richiesta, una volta compiuti i 18 anni di età e se ha sempre vissuto ininterrottamente nel nostro Paese. Per avere un ordine di grandezza del fenomeno, secondo i dati più aggiornati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, circa il 65 per cento degli studenti stranieri nelle scuole italiane è nato nel nostro Paese.
Un cittadino straniero maggiorenne deve invece aver risieduto legalmente in Italia per almeno dieci anni se vuole chiedere la cittadinanza italiana. Queste sono le norme principali: ci sono poi varie casistiche, dai coniugi agli adottati, per cui valgono tempistiche diverse.
Anche per questo motivo, confrontare le leggi sulla cittadinanza in vigore nei 27 Paesi Ue non è un compito facile: ogni Stato infatti ha le sue peculiarità che lo rendono più o meno restrittivo a seconda dei vincoli imposti per ottenere la propria cittadinanza.
Possiamo comunque dire che, per quanto riguarda i bambini nati da genitori stranieri, le norme in vigore negli altri grandi Paesi Ue sono meno severe di quelle italiane. Un bambino straniero nato in Francia riceve la cittadinanza francese se almeno uno dei due genitori è nato in Francia.
In più in Francia un bambino straniero può ottenere la cittadinanza una volta compiuti i 18 anni, se ha vissuto in Francia per cinque anni a partire dagli 11 anni di età, o può riceverla anche prima, a partire dai 13 anni, se risiede in Francia dall’età di 8 anni. In Germania i bambini stranieri ricevono la cittadinanza tedesca se, al momento della loro nascita nel Paese, almeno uno dei genitori risiede legalmente in Germania da cinque anni, con un permesso di soggiorno permanente.
In Spagna la legge è più permissiva: per chi è nato nel Paese è infatti sufficiente risiedervi legalmente per un anno prima di poter richiedere la cittadinanza.
Il Barcelona Centre for International Affairs, un centro di ricerca spagnolo che si occupa di relazioni internazionali, e il Migration Policy Group, un think-tank con sede in Belgio che studia i fenomeni migratori, curano il Migrant Integration Policy Index (MIPEX), un indice che valuta le politiche di integrazione dei cittadini stranieri in 56 Paesi del mondo, tra cui l’Italia. Il valore di questo indice può andare da zero a 100, a seconda di quanto un Paese abbia politiche più o meno favorevoli all’integrazione.
Una delle dimensioni analizzate dal MIPEX riguarda proprio la concessione della cittadinanza ai cittadini stranieri. Secondo i dati più aggiornati, relativi al 2019, l’Italia aveva un punteggio pari a 40 nella concessione della cittadinanza agli stranieri, il quattordicesimo valore più basso tra i 27 Stati Ue. Detto altrimenti, 13 Paesi europei avevano norme sulla cittadinanza più favorevoli per gli stranieri rispetto all’Italia.
A conclusioni simili riguardo la severità della legge italiana sulla cittadinanza è arrivato anche un altro progetto di ricerca, il Global Citizenship Observatory (Globalcit), che raccoglie diversi report sul tema per i singoli Paesi del mondo.