Nonostante le minacce, i medici si organizzano per documentare la repressione: i morti sarebbero almeno 34
“Gli ospedali della Bielorussia sono in stato di guerra: non fanno che ricevere manifestanti feriti dagli agenti di polizia durante cortei e sit-in pacifici: curano ferite da proiettili di gomma, ustioni, fratture, traumi ed escoriazioni da percosse. Ci sono anche donne e adolescenti. Alcuni sono stati picchiati cosi’ forte per strada o in carcere da arrivare svenuti o in coma. Tanti finisco in terapia intensiva o in rianimazione. Anche medici e infermieri subiscono violenze, se trovati a soccorrere i dimostranti fuori degli ospedali.
E’ un disastro: la comunita’ internazionale deve intervenire”. Alexey Nosau e’ un medico di origini bielorusse, che da qualche anno risiede in Spagna. Parla con l’agenzia Dire nel giorno in cui il viceministro della Sanita’, Dmitri Pinevich, ha avvertito medici e paramedici che, se saranno sorpresi a partecipare ai cortei anti-governativi, saranno licenziati.
Sempre oggi un decreto emanato dal ministero della Salute ha abolito i referti medico-legali: “Non si potra’ piu’ chiedere una perizia dello stato di salute da utilizzare in tribunale, per denunciare ad esempio le percosse subite”, spiega ancora Nosau.
I professionisti della salute dal 9 agosto scorso, al termine delle elezioni presidenziali, hanno iniziato a soccorrere a titolo volontario i manifestanti rimasti feriti nelle dimostrazioni anti-governative scoppiate in tutta l’ex repubblica sovietica. Il movimento popolare contesta brogli alla base della sesta riconferma del presidente Aleksandr Lukashenko, in carica da 26 anni … leggi tutto
Yet Another group of medical professionals joined the protest. They are clapping and chanting: “Long live #Belarus!” The support from the medical community has been nothing short of amazing! #prayforbelarus #freebelarus #жывебеларусь #highlightbelarus #Belarus #supportbelarus pic.twitter.com/Pl6fKhxZYL
— Pray For Belarus (@PrayForBelarus) August 13, 2020