di Giulia Guidi
Non sono “una strana coppia”, la loro amicizia rientra in un quadro di conquista del continente. E non solo
«La prosperità è in arrivo per l’Argentina», ha twittato Elon Musk quando Javier Milei ha vinto le elezioni a novembre.
Il multimiliardario usa la piattaforma, di cui è proprietario, per piantare la bandiera con le sue opinioni su ogni genere di questione, sempre in modo controverso. Dalla pandemia di COVID, alla guerra in Ucraina, alla Coppa del Mondo in Qatar, al consumo di droga, quasi ogni questione è stata affrontata dalla lingua tagliente del secondo uomo più ricco del mondo (la cui fortuna è di 195 miliardi di dollari, secondo Forbes).
Stranamente, molti dei suoi ultimi post su X si riferiscono all’America Latina, dove ha mostrato affinità con leader politici di destra come Milei, Nayib Bukele, presidente di El Salvador, e il leader brasiliano Jair Bolsonaro. E, al contrario, i bersagli dei suoi post sono sempre di sinistra, come il chavismo o Lula Da Silva.
Il suo elogio del libertario Milei è andato oltre i tweet: in aprile ha accolto il presidente argentino negli uffici della Tesla in Texas per due volte. Hanno parlato, scattato fotografie e dichiarato un reciproco “amore”, proprio mentre Milei sta applicando un drastico aggiustamento all’economia argentina, che l’opposizione ritiene stia creando scompiglio.
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«Ci sono degli interessi economici, c’è una vicinanza ideologica politica e anche caratteriale. Ma direi che gli interessi economici sono prevalenti, tra satelliti e litio, così importante per le batterie elettriche di Tesla. Sappiamo che Milei è un anarco capitalista, vorrebbe un Paese, anzi un mondo, con una completa libertà da parte delle imprese, uno Stato ridotto al minimo: è una visione che Musk più volte ha definito interessante, spiega Antonella Mori, del dipartimento di Scienze politiche e sociali della Bocconi e responsabile del programma America Latina dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) -. Certamente la condivide perché fa i suoi interessi. La posizione di Milei in un contesto sudamericano in cui Musk si è schierato apertamente contro il Venezuela e contro Lula».
Non dimentichiamo che prima il Messico e poi il Cile hanno recentemente nazionalizzato le miniere di litio…
«È necessario fare dei distinguo. Il Messico e il Cile hanno dichiarato il litio risorsa naturale nazionale e questo vuol dire che, nello sfruttamento del minerale, deve esserci sempre una presenza di società pubbliche. Quindi, non vuol dire che tutti gli investimenti devono essere solo pubblici. Significa che ci devono essere dei partenariati tra pubblico e privato. L’Argentina potrebbe essere un caso diverso perché con Milei potrebbe esserci un’apertura ai privati al 100%. Però, bisogna tenere conto che è presidente da poco. La situazione non è ancora stabilizzata, e non è detto che sarà riconfermato alle prossime elezioni. L’Argentina è sempre stata governata dai peronisti (sia di destra che di sinistra). In questo momento, il litio è così importante che Musk potrebbe fare un investimento al 100%, ma a suo rischio, perché potrebbe esserci un cambiamento di rotta politica. Pensiamo, ad esempio, a quando hanno nazionalizzato il petrolio. È un Paese che da questo punto di vista non garantisce stabilità. Però sappiamo che il multimiliardario il rischio non lo teme e ci sono già altri investimenti privati, anche cinesi».
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Come lei ha già sottolineato, Musk non sembra essere mosso solo da interessi economici: sono frequenti le sue uscite su X sulle situazioni politiche di diversi Paesi, ma anche su fatti di cronaca, come durante le recenti Olimpiadi. Che suggestione le dà questa coppia di visionari?
«Questo è un punto importante. Milei vorrebbe portare nel mondo la filosofia economica dell’anarco-capitalismo, che Musk mette in pratica. Dopo averlo ascoltato nel suo intervento a Davos, il sudafricano si è complimentato pubblicamente con il presidente dell’Argentina, al quale, probabilmente, questo ruolo sta perfino “un po’ stretto”. La sua ambizione è avere un ruolo a livello mondiale. Si tratta quindi di due personalità molto particolari, ferventi sostenitori della libera impresa all’estremo: uno la fa, l’altro la idealizza».
Questa amicizia si sta sviluppando mentre in USA Donald Trump sta correndo per riprendersi la Casa Bianca: un menage a trois?
«Sì, tutti e due hanno un rapporto stretto con Trump, ma bisogna vedere chi vincerà. Senza dubbio sarebbero entrambi contenti».
Nel frattempo, Milei si sta spendendo molto per far entrare Musk nell’economia del Paese.
«Sì, non solo litio, così importante per le batterie elettriche. Milei ha già liberalizzato l’uso dei satelliti in Argentina e quindi gli Starlink del multimiliardario possono vendere i propri servizi, ma questa azione è stata precedente alla loro amicizia. Tesla potrebbe invece avere più difficoltà perché ci sono barriere tariffarie, visto che l’Argentina fa parte del Mercosur, e nel settore delle automobili sono elevate. E poi naturalmente richiedono anche delle infrastrutture per la ricarica. Ma il litio c’è, come c’è in Cile e in Bolivia ma, in questo momento, per Musk l’Argentina rappresenta il Paese più interessante».
Prima ha accennato all’instabilità della grande nazione sudamericana, come sta andando il governo in carica?
«L’economia sta lentamente riprendendo, però l’inflazione resta molto elevata, come lo squilibrio sul mercato dei tassi di cambio, quello ufficiale e quello “nero”. Milei vuole liberalizzare il tasso di cambio ma sa che, quando lo farà, ci sarà una grande svalutazione, che porterà ulteriore inflazione. La situazione macroeconomica è ancora molto delicata. Dal punto di vista dei cambiamenti microeconomici, invece, sta procedendo, perché ci sta lavorando moltissimo con tutta la squadra (con Mauricio Macri e Patricia Bullrich, soprattutto). Ma è ancora presto per dire che sia fuori da una situazione di pericolo. C’è anche l’incognita delle elezioni di metà mandato, dove verranno rinnovati metà dei parlamentari: lui vorrebbe rafforzare il suo partito, ma non è detto che vada così».
Oltre all’economia, un tratto che li accomuna è un entourage di persone “bizzarre”: la sorella del presidente è una sedicente astrologa, mentre Musk ha una collezione di mogli alquanto “originale”…
«Karina è Segretaria generale della Presidenza della Repubblica ed è la prima consigliera del fratello. Anzi, si vocifera che le decisioni più importanti le prenda lei. Per Musk è diverso: non credo che le mogli influiscano sulle aziende».
Un’azienda, però, è una specie di piccola nazione, dove ci sono azionisti/elettori…
«Assolutamente. Il patrimonio personale di Musk è un terzo del Pil dell’Argentina. Se aggiungiamo anche gli utili delle aziende, il dato lo supera. La potenza dell’imprenditore non è paragonabile a quella di Milei. Che, sì, è presidente di un Paese, ma la sua influenza economica e politica è nettamente inferiore a livello globale. Infatti è stato quest’ultimo ad andare in Texas in “udienza” da Musk. E non è stato l’unico. In america latina sono pochi i Paesi che hanno un prodotto interno lordo superiore al patrimonio del sudafricano».
Entrambi si professano anticomunisti e antisocialisti, però Musk in Cina ci è andato.
«Milei ha sempre ribadito che gli imprenditori argentini possono fare come credono, ma lui in Cina non metterà mai piede. È avverso perfino al “vicino di casa”, il presidente socialista del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva. Con Jair Bolsonaro, invece, è in ottimi rapporti. Come Musk, del resto».
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In questo momento c’è il Venezuela sotto i riflettori
«Sì, Milei ha ritirato l’ambasciatore a Caracas e il Brasile ha issato la propria bandiera sull’edificio, a tutela degli oppositori di Nicolàs Maduro che vi si erano rifugiati. Una situazione alquanto peculiare».
Ed è cronaca recente lo scontro tra Musk e il presidente venezuelano, che ha bloccato X nel Paese per 10 giorni, dopo le esternazioni del multimiliardario (“è un dittatore”, tra le altre).
Quello che risulta evidente è che uno degli uomini più ricchi del mondo (se non il più ricco) sta da tempo invadendo l’America latina. Rigorosamente da destra.
(foto ANSA)