Nel 1976, mentre in Italia infuriano gli anni di piombo, lo sport internazionale rappresenta uno dei principali terreni di scontro della guerra fredda.
L’Unione Sovietica mostra la propria superiorità nelle tante discipline in cui vanta una lunga tradizione d’eccellenza. Il talento senza precedenti che lascia tutti a bocca aperta durante le competizioni di ginnastica artistica alle Olimpiadi di Montreal, però, non è sovietico: arriva dalla Romania.
Si chiama Nadia Comӑneci, e non ha ancora quindici anni. La vita della ginnasta, il cui nome ancora oggi oltre alla gloria sportiva evoca un’esistenza travagliata, da quel momento però non sarà più la stessa, perché diventerà una pedina nelle mani del regime.
Scoperta a sei anni dagli allenatori Béla e Marta Károlyi, Comӑneci entra nella loro scuola di ginnastica, nota – come molte palestre di questa disciplina – per gli allenamenti spietati. Non sempre è chiaro il punto in cui la realtà sconfina nella leggenda, ma diverse ex allieve dei Károlyi hanno raccontato di metodi brutali, cibo razionato, violenze e punizioni fisiche e psicologiche.
La luce ancora accesa nella camerata a tarda sera, una volta, comportò ad esempio una corsa in pigiama sotto la neve, e questa non era neanche la cosa peggiore che poteva capitare. In cambio, però, c’era la vittoria. Oggi, infatti, la stessa Comӑneci riconosce che quegli allenamenti le fornirono a tutti gli effetti il metodo per raggiungere il successo … leggi tutto