Fratelli d’Italia continua a gonfiare i risultati del governo Meloni (pagellapolitica.it)

di Carlo Canepa

Fact-checking
A proprio favore il partito elenca una serie di numeri, che se letti con attenzione trasmettono però un messaggio diverso
Pagella Politica

«Con il governo Meloni, l’Italia torna a credere in se stessa», e «ancora una volta, sono i numeri a parlare: con il governo Meloni stiamo cambiando l’Italia». Così il 26 agosto Fratelli d’Italia ha rivendicato, con una serie di grafiche pubblicate su Facebook, quelli che a detta sua sono i «successi» e i «nuovi primati» registrati dal nostro Paese grazie «alle riforme e agli investimenti voluti» dall’attuale governo.

Dalla lotta contro l’evasione fiscale al commercio internazionale, vediamo che cosa non torna nei dati riportati dal partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Come già successo in passato, i numeri sono usati da Fratelli d’Italia per dare un quadro distorto della realtà.

L’evasione fiscale

Fratelli d’Italia ha scritto che «il 2023 ha fatto registrare un significativo incremento delle entrate fiscali», essendo «confluiti nelle casse dello Stato 4,5 miliardi in più rispetto al 2022». «La riforma fiscale che ha ridisegnato i rapporti tra fisco e contribuenti comincia a dare i propri frutti», ha aggiunto il partito di Meloni. Il numero citato è corretto, ma la riforma del fisco non c’entra.

Secondo l’Agenzia delle Entrate, nel 2023 le attività di contrasto all’evasione fiscale hanno raccolto 24,7 miliardi di euro, 4,5 miliardi in più rispetto all’anno prima – la cifra citata da Fratelli d’Italia. Circa 4,1 miliardi in più sono stati recuperati grazie alla “rottamazione quater” delle cartelle esattoriali, introdotta dal governo Meloni con la legge di Bilancio per il 2023.

Questa misura è un condono fiscale che ha permesso ai contribuenti non in regola con il fisco di pagare il debito senza pagare le sanzioni: lo Stato ha rinunciato a incassare tutto il dovuto per recuperarne almeno una parte. Come suggerisce il nome, la “rottamazione quater” è la quarta rottamazione delle cartelle approvata negli ultimi anni, quindi non è una misura nuova, ma ricalca quelle adottate da precedenti governi.

In ogni caso, per ragioni temporali la riforma del fisco non può avere avuto un ruolo nell’incremento dei soldi raccolti nel 2023 dall’Agenzia delle Entrate. Il governo ha presentato in Parlamento il disegno di legge delega sulla riforma fiscale a marzo 2023, e il testo è stato poi approvato definitivamente dalla Camera ad agosto dello stesso anno.

Uno degli obiettivi della riforma è trasformare il rapporto tra fisco e contribuenti, e il sistema della riscossione, ma il disegno di legge delega contiene solo dei principi generali che il governo deve rispettare e concretizzare attraverso i decreti legislativi. I primi decreti legislativi sono stati approvati dal governo alla fine di dicembre 2023, quindi non possono avere avuto effetti sulle attività di riscossione dell’anno scorso.

Il commercio internazionale

Secondo Fratelli d’Italia, «nel 2023 l’Italia ha raggiunto un record storico nelle esportazioni, con vendite per 666 miliardi di euro». Le elaborazioni dei dati Istat fatte dall’Osservatorio economico del Ministero degli Esteri dicono una cosa diversa.

Nel 2023 le esportazioni italiane hanno raggiunto i 626 miliardi e 204 milioni di euro. Questa cifra, più bassa di quella indicata da Fratelli d’Italia, è più alta solo di 9 milioni di euro rispetto al valore delle esportazioni registrato nel 2022. Tant’è che l’Osservatorio economico segna una variazione nulla tra le esportazioni del 2022 e quelle del 2023 (come si vede nel Grafico 1, le due barre azzurre dell’export del 2022 e del 2023 sono alte uguali).

Grafico 1. Interscambio commerciale dell’Italia con l’estero, valori in milioni di euro – Fonte: Osservatorio economico del Ministero degli Esteri

(Grafico 1. Interscambio commerciale dell’Italia con l’estero, valori in milioni di euro – Fonte: Osservatorio economico del Ministero degli Esteri)

Quindi durante il primo anno del governo Meloni, insediatosi il 22 ottobre 2022, non c’è stato un cambiamento sul fronte dell’export. Fatta eccezione per il 2020, anno condizionato dalla pandemia di Covid-19, dal 2014 in poi le esportazioni italiane sono sempre aumentate.

I numeri vanno letti poi con attenzione. Per esempio, a luglio il nuovo rapporto dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, un ente pubblico legato al Ministero degli Esteri e noto anche con la sigla ICE, ha sottolineato che nel 2023 l’andamento delle esportazioni italiane di merci è «il risultato di una riduzione dei volumi, a fronte di un aumento dei prezzi».

La giustizia

Fratelli d’Italia ha rivendicato anche un «miglioramento del sistema giudiziario», dato che «negli ultimi mesi si registrano dei segnali di miglioramento con una riduzione delle pendenze che nel settore civile è pari al 4,8 per cento, mentre nel settore penale, sull’anno precedente, è del 14,3 per cento». Secondo il partito di Meloni, questo è «un importante passo avanti per abbattere i tempi troppo lunghi della nostra giustizia».

Queste percentuali sono confermate dal Ministero della Giustizia. Secondo i dati più aggiornati, il numero di procedimenti aperti alla fine del 2023 (ossia le “pendenze”) nel settore della giustizia civile si è ridotto del 4,8 per cento rispetto all’anno precedente. Nella giustizia penale la riduzione delle pendenze rispetto all’anno precedente è del 14,3 per cento. Nel dare questi dati, Fratelli d’Italia ha omesso però di dire una cosa importante: nel settore civile le pendenze sono in costante calo dal 2011 in poi, mentre nel settore penale dal 2014, salvo un paio di anni di eccezione. Dunque la dinamica di calo non è iniziata con il nuovo governo, ma è in atto da tempo.

La corruzione

Secondo Fratelli d’Italia, anche i numeri sulla «diminuzione della corruzione» dimostrano i successi del governo Meloni. «Nel periodo che va dal 2004 al 2023 il trend della concussione è sceso dal 55,8 per cento, quello dei reati corruttivi del 50,5 per cento e quello del peculato del 5,8 per cento», ha scritto il partito di Meloni.

Queste percentuali sono contenute in un rapporto pubblicato a maggio dal Ministero dell’Interno e fanno riferimento al numero di delitti commessi contro la pubblica amministrazione. La variazione però, come ha scritto anche Fratelli d’Italia, è calcolata tra i numeri del 2004 e quelli del 2023, quindi in un arco di vent’anni, non nell’arco di tempo in cui ha operato solo il governo Meloni. La dinamica di calo dei delitti legati sia alla concussione sia ai reati corruttivi sia al peculato è in corso da anni ed è iniziata prima che si insediasse l’attuale governo.

Le disuguaglianze

Infine, secondo Fratelli d’Italia il governo Meloni ha contribuito a «cambiare l’Italia» riducendo le disuguaglianze. «Il tasso di disuguaglianza, valutato attraverso l’indice di Gini, è passato dal 31,9 per cento al 31,7 per cento e anche il rischio di povertà è diminuito di oltre un punto percentuale, passando dal 20 per cento al 18,8 per cento». Queste percentuali sono contenute in un rapporto pubblicato a marzo da Istat, ma vanno lette con attenzione e interpretate nel modo corretto.

Periodicamente l’istituto nazionale di statistica stima l’impatto delle politiche che hanno effetti sulla redistribuzione dei redditi in Italia. In particolare è analizzato l’andamento di due indici: semplificando, l’indice di Gini quantifica quanto è diseguale la distribuzione dei redditi in Italia (più è alto, più c’è disuguaglianza); il rischio di povertà, invece, quantifica la percentuale di persone che vive in famiglie con un reddito inferiore alla soglia del rischio di povertà.

Nel già citato rapporto, Istat ha simulato come sono cambiati nel 2023 rispetto al 2022 l’indice di Gini e il rischio di povertà grazie a tre misure: l’assegno unico e universale per i figli a carico; il reddito di cittadinanza, che dal 1° settembre 2023 è stato affiancato per una parte dei beneficiari dal supporto per la formazione e il lavoro; e il taglio del cuneo fiscale, ossia la riduzione della differenza tra il lordo e il netto in busta paga.

Tutte e tre queste misure non sono una novità del governo Meloni, ma sono state introdotte dal governo Draghi. L’attuale governo ha destinato più risorse all’assegno unico e al taglio del cuneo fiscale. Istat ha così stimato che nel 2023 queste tre misure – e non in generale tutte le politiche adottate dal governo Meloni – hanno ridotto l’indice di Gini da 31,9 a 31,7, mentre il rischio di povertà è sceso da un valore pari a 20 a 18,8. L’assegno unico è stata la misura che più di tutte ha contribuito al calo del rischio di povertà (-0,7), mentre l’effetto delle misure sul reddito di cittadinanza è stato nullo.

Anche in questo caso, questa dinamica di calo non è stata un’inversione di tendenza introdotta dall’attuale governo, come ha lasciato intendere invece Fratelli d’Italia. Come detto, le misure adottate nel 2023 hanno seguito la strada tracciata dal precedente governo, e già durante il governo Draghi erano migliorati i due indicatori analizzati da Istat.

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