Kamala Harris, più consenso e meno promesse: così sta conquistando la middle-class (ilriformista.it)

di Paolo Guzzanti

Noi & l'America

Non preoccupatevi: sarò un po’ meno di sinistra delle mie idee, perché la cosa più importante è rappresentare e non allarmare il ceto medio produttivo, la spina dorsale dell’America.

Così parlò Kamala Harris durante il primo evento mediatico come candidata del Partito Democratico in una lunga intervista alla Cnn, con al suo fianco anche il candidato vicepresidente Tim Walz – un personaggio non solo pittoresco ma anche politicamente interessante per i suoi solidissimi rapporti con la Cina. Dall’altra parte della barricata, Donald Trump ringhia che non vede l’ora di smascherare “la compagna – camarade – Harris”.

Kamala se l’è cavata

La Harris ha parlato molto, ma evitando troppi dettagli e restando sui fondamentali: l’America rappresentata da lei opporrà resistenza all’ingresso degli immigrati illegali esattamente come hanno fatto tutti i Presidenti, da Bill Clinton a Joe Biden passando per Donald Trump, ma lo faremo – dice la candidata dem in modo tanto serio quanto rispettoso dei diritti umani. L’opinione dei media americani è che Kamala se la sia cavata benissimo (“a solid job”) intervistata da Dana Bash, ripetendo il successo che ebbe contro Mike Pence, vice di Trump, nel 2020.

Questa prima presentazione all’elettorato di Kamala Harris ha raggiunto un obiettivo: rassicurare la middle-class degli americani – bianchi e neri, asiatici e latinos – che la sua Presidenza non porterà a divisioni e duelli, ma senza debolezze. Sono parole generiche ma anche messaggi rassicuranti. Ha detto proprio “I’am a centrist”, sono di centro, non ideologico, ma sottomesso all’approvazione del ceto medio.

L’arma a doppio taglio

La chiave della sua presentazione è quella che abbiamo detto: ho idee progressiste cui non rinuncio, ma quanto a governare, non si tratta di destra o di sinistra, ma di buon senso ed esperienza. Ed ha avuto buon gioco ripetendo che i quattro anni trascorsi da silenziosa vicepresidente sono stati quelli dell’apprendimento, con errori e correzioni di errori.

È una dichiarazione che potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, perché la espone al rinfaccio di tutto ciò che ha detto e fatto nel passato. Ma con realismo: ho messo a confronto le mie opinioni con la realtà e ho scelto la realtà, mantenendo le mie idee.

La Harris era vestita sui toni del grigio, i capelli schiariti, l’espressione fin troppo sorridente, e lontana da quella cupa e indecifrabile che per i quattro anni di vicepresidenza ha mostrato.

Trappole evitate

Lei che è stata piuttosto filopalestinese, ha confermato l’impegno di seguitare ad armare Israele e mantenere tutti gli impegni già presi i in politica estera. Kamala si è guadagnata un divertito rispetto per non essere caduta nelle trappole contenute nelle domande che evocavano il mondo trumpiano dei “trolls Maga”, domande lealmente proposte dalla intervistatrice Dana Bash che le ha teso imboscate a viso aperto. Brava la Bash e brava anche la Harris perché ha sorriso e dribblato lasciando la sua intervistatrice persino frustrata.

La Harris, in realtà, non ha detto nulla di tecnicamente politico e lo ha fatto con un’aria impunita per sfuggire alle domande che chiedono risposte nette. Paradossalmente, non aver detto nulla di troppo impegnativo è stata la chiave del suo successo e lo ha confermato apertamente: le risposte nette sono ideologiche, mentre lei voleva proprio liberarsi dei sospetti ideologici e garantire il realismo. Prima si affrontano le battaglie e poi si vede che cosa fare, secondo il vecchio detto di Napoleone al quale certamente la Harris non pensava. Ha dato più peso al consenso che alle promesse dei programmi.

Un candidato alla Presidenza americana deve dichiararsi servitore del consenso dei cittadini e non di una dottrina etichettata. Kamala si è accesa soltanto quando ha attaccato Donald Trump e ha difeso Joe Biden, ma senza eccessi.

E ha saziato il pubblico raccontando quel che le accadde la mattina in cui Biden le telefonò per dirle che rinunciava, mentre il bacon bruciava, bisognava tifar fuori i pancakes dal microonde e le nipotine volevano il loro breakfast. “Che cosa avrebbe potuto dire di più americano?” concede Michelle Cottle, opinionista brillante del Times. 

La Harris ha conquistato tutti gli americani che si sparerebbero pur di non rivedere Trump e anche molti di quelli che lo voterebbero solo per esprimere rabbia e frustrazione. La Harris non ha detto nulla di terapeutico ma si è presentata come una novità, per di più femminile e certamente più attraente di un vecchio “Commander in chief”.

(Getty Images)

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