La differenza tra studi e revisioni – I vaccini mRNA e il cancro (butac.it)

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In un commento al blog, il 28 agosto 2024, un gentile lettore ci ha scritto:

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0141813024022323?via%3Dihub vi invito a far passare il commento e a smentire i dati di tale studio (lo studio è uscito a Maggio 2024 dopo revisione paritaria nel primo volume di maggio dell’International Journal of Biological Macromolecules).

Poco prima aveva scritto un altro commento finito direttamente nella cartella spam, questo:

https://www.lindipendente.online/2024/04/26/secondo-uno-studio-una-sostanza-contenuta-nei-vaccini-mrna-puo-accelerare-tumori-e-metastasi/ perché non smentite questo…

L’invito che ci viene mosso a “far passare il commento” arriva perché Disqus, da sempre, blocca in automatico tutti i commenti con link per evitare che la sezione commenti del blog possa essere usata per linkare contenuti spam o truffaldini. A chi ci chiede a cosa faccio riferimento, ecco, sono questi commenti che altrimenti affollerebbero la sezione commenti:

spam-butac2.jpg (2145×1161) (nexilia.it)

Il link a ScienceDirect passa, quello a L’Indipendente no, evidentemente la testata di Gracis è in qualche blacklist di spam. Ma non è importante, se cliccate sul link che ci era stato inviato arrivate a una pagina di ScienceDirect che mostra questo titolo:

Review: N1-methyl-pseudouridine (m1Ψ): Friend or foe of cancer?

Su L’Indipendente, invece, l’articolo di aprile 2024 a firma Roberto Demaio titolava:

Secondo uno studio, una sostanza contenuta nei vaccini mRNA può “accelerare tumori e metastasi”

Houston we have a problem

Eh sì, abbiamo un problema, perché dal titolo del 26 aprile appare chiaro che la redazione de L’Indipendente non ha ben compreso la differenza tra studio e revisione. Sia chiaro, il primo problema, grosso, è di chi fa i titoli, perché leggendo l’articolo le cose sono un filo più chiare:

…è quanto emerge da una nuova analisi della letteratura già sottoposta a revisione paritaria che verrà inserita nel primo volume di maggio dell’International Journal of Biological Macromolecules. Secondo gli autori, una sostanza utilizzata all’interno dei vaccini ad mRNA – tra cui anche in quelli anti-Covid – potrebbe predisporre alcuni pazienti alla progressione del cancro e persino portare a scenari dove i rischi superano i benefici. Per questo, secondo i ricercatori, sarebbe «urgente condurre ulteriori ricerche sperimentali» ed evitare «studi clinici che utilizzino vaccini modificati al 100%» con tale sostanza.

La parte importante è l’ultima del paragrafo qui sopra, dove appare chiaro all’autore dell’articolo che l’analisi riporta il parere – e non delle prove concrete – dei ricercatori che hanno firmato la revisione. Attualmente nessun altro ricercatore ha pubblicato revisioni simili e gli autori hanno non portato prove della propria ipotesi fatta a dicembre 2023 e pubblicata ad aprile 2024. Secondo ScienceFeedback, che si occupa di verificare questo tipo di contenuti, le affermazioni fatte dagli autori della revisione si basano su un’errata interpretazione di una revisione della letteratura scientifica, che non presenta nuovi dati sperimentali. Lo studio citato, infatti, era focalizzato su vaccini antitumorali e non ha indagato né stabilito alcun legame tra i vaccini COVID-19 e il cancro.

Ad oggi non esistono prove che dimostrino che i vaccini a mRNA aumentino il rischio di cancro. La revisione che ci è stata linkata non ne porta e non dimostra alcunché. Ma non è finita qui, perché L’Indipendente nell’articolo di aprile è andato oltre, scrivono infatti:

L’Indipendente ha chiesto inoltre un commento a Giovanni Frajese – endocrinologo e professore presso l’Università del Foro Italico di Roma – il quale ha letto integralmente il documento e ha dichiarato: «Si tratta di una ricerca molto importante che ci mostra quanto poco siano stati studiati questi prodotti. Viene trattato in particolare l’uso della pseudouridina che, nonostante abbia fruttato il premio Nobel a coloro che l’hanno trattata, dall’altra crea problemi che solo adesso si iniziano a comprendere, tra cui la persistenza della spike nell’organismo e la perdita di efficacia dell’interferone, fondamentale per le patologie tumorali. Tutto ciò mi ricorda quando 3 anni fa al Senato lanciai l’allarme sull’assenza di test su genotossicità e cancerogenicità e adesso si vede che esistono delle possibili interazioni. Nell’articolo c’è inoltre la richiesta di non usare basi modificate al 100% in futuro come invece è stato fatto per quelli che sono stati inoculati fino ad adesso. Si rimane sbigottiti sia davanti a questa raccomandazione, sia al fatto di non menzionare chiaramente e direttamente che questa sostanza è stata iniettata a miliardi di persone. Emerge un quadro che fa stare tutt’altro che tranquilli».

Frajese, contattato da L’Indipendente, secondo il virgolettato che viene riportato dal quotidiano di Matteo Gracis, si riferisce alla revisione parlando di “ricerca”, dando per confermato e verificato quanto a oggi non è mai stato provato, e sostenendo tra le righe che non si possa menzionare la pseudoridina e il suo essere ingrediente dei vaccini anti-COVID. Complottismo e pseudoscienza.

Come abbiamo già detto, la revisione citata all’inizio non prova nulla, prende dei dati trattati da altri e sulla base di quelli fa delle ipotesi. Attualmente non ci sono prove scientifiche che colleghino la pseudouridina allo sviluppo del cancro, o che indichino che contribuisca alla persistenza della proteina spike nell’organismo.

Dare a intendere diversamente andrebbe sostenuto con prove alla mano, in caso contrario si tratta di ipotesi e supposizioni, e non di dati di fatto di cui rivendicare la paternità.

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