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Von der Leyen senza oppositori in Commissione Ue;
Meloni ok, ma sulle deleghe per Fitto è un pareggio
La partita non è ancora finita perché saranno le singole Commissioni e poi l’Eurocamera a fischiare il gran finale. Ma già adesso siamo in grado di dire chi vince, chi perde, chi pareggia e chi stravince nel risiko della nascita del VDL2, il bis di von der Leyen, che è stato il convitato di pietra di ogni scelta politica negli ultimi nove mesi.
Vince, anzi “stravince”, Ursula von der Leyen che avrà a disposizione una Commissione Ue più “debole”, senza reali nemici. E anche allargabile a destra o sinistra a seconda delle necessità. “Vince” Giorgia Meloni perché ottiene molto di quello che aveva chiesto pur avendo votato contro i vertici della nuova Europa per ben due volte.
Pareggia l’Italia perché anche se al nostro paese, tra i fondatori dell’Europa, viene riconosciuta la vicepresidenza esecutiva che prima non avevamo, il peso specifico delle deleghe assegnate a Raffaele Fitto (Coesione e Riforme) è in realtà inferiore a quello che ha avuto il commissario uscente Paolo Gentiloni (Affari economici e monetari).
Perdono le opposizioni, due volte. Socialisti e Verdi europei avevano dato parere contrario non tanto a Fitto ma all’allargamento della maggioranza a quella destra che ha votato contro. Inoltre le opposizioni escono indebolite dalle trattative perché la Presidente si è costituita nei fatti due maggioranze a disposizione, una a destra e una sinistra. E ora, a ben pensarci, a ricordare certe affermazioni e certi silenzi, viene in mente che tra Ursula e Giorgia sia in realtà andato tutto come doveva andare. Una recita con un preciso gioco di ruolo.
Von der Leyen “stravince” perché in realtà si è scelta una squadra che le consentirà nei fatti di governare da sola. Tra governi in crisi – Parigi e Berlino – e con la vecchia tecnica del doppio forno. Una volta s’inforna a destra e la volta dopo a sinistra, dipende dal dossier. Antica ricetta democristiana. Il capolavoro di Ursula, reso possibile proprio dalla debolezza dei singoli governi, è che il vdl 2 è una squadra senza guastatori interni.
Altrimenti detti “forti personalità un po’ rompicoglioni”. Uno dopo l’altro Ursula ha fatto fuori Timmermans (Green deal), Vestager (Concorrenza), Borrell (Affari esteri), anche Gentiloni non è stato così facile. Ultimo colpo di scena l’altra mattina quando lo stesso Macron le ha consegnato sul vassoio la testa di Breton (mercato interno).
Vedremo se nel corso del tempo qualche altra figura saprà orientarsi e poi affrancarsi nell’eterno conflitto tra poteri. Al momento però von der Leyen sembra in grado di governare praticamente da sola accentrando sulla sua presidenza molti poteri. Da capire se anche l’agenda Draghi sulla competitività è stata considerata un ostacolo da gestire e superare. O un piano d’azione con cui il vdl2 vorrà fare veramente i conti.
“Vince” Giorgia Meloni con una doppia giravolta che la premia ma potrebbe anche tradirla; svuotarla a livello europeo; complicarle la vita a livello di maggioranza. E’ un fatto che aa “isolata”, “schiacciata su Orban e Le Pen”, dopo due votazioni clamorose (in Consiglio a giugno e all’eurocamera a luglio) in cui ha tenuto fede al principio “mai con socialisti e verdi”, adesso si ritrova in maggioranza con socialisti e verdi (gli ostracismi erano stati pronunciati da entrambe le parti) ma su ogni dossier potrà vincere o perdere a seconda delle necessità e delle leve che von der Leyen vorrà usare.
Sulle deleghe, a ben vedere, è un pareggio. Ha ottenuto la vicepresidenza esecutiva ma le deleghe sono meno importanti di quelle attese (Bilancio, economia). E’ vero che Fitto gestirà i fondi di coesione europea (378 miliardi di cui 43 per l’Italia tra il 2021 e il 2027). Ma il Pnrr, la nostra priorità, sarà a metà con Valdis Dombrovskis che sarà commissario per l’Economia e la produttività. Un rigoroso custode dei conti pubblici.
Tutto il cluster delle deleghe economiche è infatti fuori dalle competenze di Fitto. Se il nostro ministro più importante – proprio perchè gestiva Coesione, fidi europei e Pnrr – in questi due anni ha molto accentrato il tutto rendendo quasi impossible una reale verifica fattuale degli avanzamenti, non potrà fare altrettanto a Bruxelles.
E questo è un problema per la premier e per Fitto la cui prima mission doveva proprio essere il rinvio di due anni delle scadenze del Pnrr, cosa fondamentale per l’Italia. Non sarà così. Scrive infatti Ursula nella lettere di incarico a Fitto: “Dear Raffaele, realizzare le riforme e gli investimenti concordati stabiliti nei Pnrr dei Paesi Ue entro la scadenza del 2026 sarà una sfida significativa e richiederà sforzi costanti da parte di tutti i Paesi e della Commissione”.
In Parlamento sia in maggioranza che tra le opposizioni si discute del peso reale delle deleghe di Fitto. Nella comunicazione ufficiale la maggioranza esulta (“altro che isolamento, Italia centrale”) e più di tutti lo fa Forza Italia che si frega le mani: “La verità è che abbiamo ottenuto tanto ma soprattutto abbiamo diviso le destre portando Meloni in maggioranza e lasciando all’opposizione Salvini, Orban e Le Pen”.
Bisogna segnare questa ennesima spaccatira ottenuta dall’attenta regia di Ursula perchè sarà spesso protagonista delle future dinamiche parlamentari, nazionali ed europee. Il Pd c’infila dentro il coltello: “Quindi d’ora in poi Meloni correggerà se stessa e il suo nazionalismo e diventa europeista?”. Faceva impressione ieri a Strasburgo vedere alle 10 Von der Leyen in conferenza stampa per presentare la squadra.
Nel primo pomeriggio in conferenza stampa c’era il gruppo dei Patrioti (Salvini, Le Pen, Orban ieri alle prese anche con il siluramento di Vannacci come vicepresidente) che attaccava l’Europarlamento per non aver voluto calendarizzare in aula la discussione sul processo italiano Open Arms in difesa dei diritti umani. Eppure Meloni due giorni fa ha solidarizzato con Salvini contro la magistratura. Capite bene il cortocircuito potenziale e reale che si potrà innescare.
Meloni e Fitto hanno vinto, forse meglio dire pareggiato, ma la loro non sarà una navigazione facile. A margine del consiglio dei ministri la premier ha condiviso con i presenti i motivi della sua soddisfazione. Le deleghe ottenute “confermano la centralità dell’Italia in ambito europeo e riconoscono il ruolo e il peso dell’Italia”.
Sulla delega dimezzata sul Pnrr, la premier ha scelto di precisare che Fitto avrà il compito di “garantire che l’Ue continui a supportare riforme e investimenti di lunga durata che contribuiscano direttamente a rafforzare la crescita europea”.
Nel cluster di Fitto, le competenze e i Commissari che avrà sotto di lui nella sua squadra, ci sono dossier chiave per l’Italia come agricoltura, trasporti e turismo, pesca e blu economy che sono “fondamentali – ha assicurato la premier – soprattutto per il sud”.