Sicurezza: idee nuove a sinistra (corriere.it)

di Giuseppe Sarcina

Dagli Usa a Londra

Il tema della sicurezza è tra le priorità di Kamala Harris, del premier britannico Keir Starmer, del cancelliere tedesco Olaf Scholz. Gran parte della sinistra americana ed europea è decisa a strappare alla destra lo slogan «law and order», legge e ordine.

Non si può dire la stessa cosa per il mondo progressista italiano, a cominciare dal Partito democratico. Il 9 settembre scorso, chiudendo la Festa dell’Unità a Reggio Emilia, Elly Schlein ha elencato cinque punti sui quali costruire l’alternativa al governo di Giorgia Meloni.

Eccoli: sanità pubblica, istruzione e ricerca, lavoro e salari, politica industriale per la conversione ecologica, diritti civili e sociali. Tutti capitoli importantissimi, fondamentali, per carità. Tuttavia non c’è neanche un accenno alle mafie, che non risulta siano sparite dal nostro Paese, nè ai cosiddetti «reati comuni».

Il rapporto sull’«indice di criminalità», pubblicato pochi giorni fa dal «Sole 24 Ore», segnala che nel 2023, in tutta Italia sono state presentate 2,34 milioni di denunce, il 3,8% in più del 2022. I dati ufficiali, però, catturano solo parzialmente l’urticante pulviscolo di violenze, soprusi, aggressioni, molestie, furti, scippi che ormai affligge non solo le stazioni, i mezzi pubblici, i quartieri periferici e le vie del centro, ma ora persino gli ospedali. Non è un fenomeno che tocca solo Milano, Roma e altre città. L’illegalità, alimentata soprattutto dallo spaccio di droga, dilaga anche in provincia.

A oggi tutta questa dimensione politica e psicologica è monopolizzata, con varie sfumature, dai partiti di destra, dalla Lega di Salvini e Vannacci in particolare. Eppure non c’è scritto da nessuna parte che il motto programmatico «legge e ordine» debba essere esclusivo appannaggio delle forze conservatrici o addirittura reazionarie.

Una volta archiviate le teorie marxiane e anarchiche sulla «violenza di Stato» al servizio della borghesia capitalista, dovremmo dare per scontato quanto sia nell’interesse primario di tutte le fasce sociali, partendo proprio dalle più deboli, provare ad arginare la macro e la micro criminalità. Arginare, contenere: abolirle del tutto è impossibile.

È l’approccio del laburista Starmer che a luglio ha vinto le elezioni nel Regno Unito con quattro parole d’ordine. Le prime tre ricavate dal repertorio classico della sinistra: «lavoro», «assistenza sociale», «uguaglianza». La quarta, «sicurezza», strappata ai conservatori.

Nelle scorse settimane, Starmer ha usato toni e metodi risoluti, si potrebbe dire thatcheriani, per placare i violenti disordini anti-migranti e anti-musulmani esplosi nella cittadina di Southport, dopo che un diciassettenne di origini ruandesi aveva ucciso a coltellate tre bambine.

Negli Stati Uniti, Harris, vice presidente e candidata democratica, sta provando a smontare il rozzo teorema trumpiano che ha molti seguaci ovunque, anche in Italia: gli immigrati clandestini, senza troppe distinzioni, sono tutti reali o potenziali delinquenti e stanno provocando l’impoverimento dei lavoratori locali.

Kamala Harris rilancia misure già proposte da Joe Biden e che fino a poco tempo fa erano considerate schiettamente di destra:il rimpatrio dei migranti che non hanno diritto all’asilo politico; il rafforzamento delle barriere al confine, anche con il ricorso alla tecnologia; la costruzione di altri centri di detenzione.

Ora può darsi che queste proposte non siano condivisibili per il Pd e in generale, per la sinistra italiana. D’accordo. Ma allora qual è il piano? Servirebbero interventi lungo tutta la filiera della sicurezza: prevenzione, controlli, repressione, condizioni penose delle carceri, rieducazione del condannato. Lo sappiamo: sarebbero necessari più fondi per le forze di polizia, per costruire altre prigioni, per moltiplicare le figure professionali dedicate al recupero e al reinserimento sociale di chi ha violato la legge.

Il Pd e le altre formazioni progressiste hanno la capacità di presentare una strategia completa? Se la risposta è «sì», perché non battere un colpo? L’opposizione parlamentare, per quanto puntuale, non basta più. Occorrerebbero coraggio politico, uno scatto nella comunicazione pubblica e la volontà di sintonizzarsi con le paure e le inquietudini del Paese, rivedendo anche la lista delle priorità

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