di Alessandro Gonzato
Giuseppe Conte ad Assisi, alla marcia "per la pace" ha tirato fuori il peggio.
Ha minimizzato anche le colpe di Hamas per il 7 Ottobre. Lo definisce “un odioso blitz”, per descrivere un pogrom con 1200 civili torturati e assassinati in un giorno. E a questo punto la Comunità Ebraica non ci sta.
Se l’ignoranza, come sosteneva Montesquieu, è la madre delle tradizioni, i Cinquestelle sono un Movimento matriarcale. Per il precedente capo politico, Luigi Di Maio, la Russia era un Paese del Mediterraneo: era il 2017, l’anno dopo Giggino sarebbe diventato vicepremier e ministro dello Sviluppo economico. Successivamente ministro degli Esteri, carica guadagnata sul campo, come l’attuale incarico di rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico, e chissà se l’ha trovato sul mappamondo.
Adesso il capo dei Cinquestelle è Giuseppe Conte da Volturara Appula il quale ha dimostrato (tra le altre cose) di non conoscere la differenza tra lo Stato d’Israele, quindi l’istituzione, dalle singole comunità ebraiche.
Ci arriviamo subito.
LA FRASE CHOC
Nello stesso discorso, e solo Libero se n’è accorto, Conte ha detto che quello di Hamas, il 7 ottobre, è stato «un odioso blitz», dunque una cosa detestabile, da non rifare, ma non chissà cosa. Solo un «odioso blitz».
Dicevamo dello strafalcione (o peggio) dell’ex premier, sabato alla “Marcia perla Pace” di Assisi: «A Gaza è stato ignobile quel raid di poche ore del 7 ottobre, però attenzione, la risposta era già evidente, preannunciata. Io due giorni dopo ho incontrato i rappresentanti delle comunità israelitiche, ho sentito anche i loro discorsi: ho detto subito, gelando la riunione: “Non potete pensare di avere la licenza di reagire violando il diritto internazionale”.
Oggi noi», ha continuato Conte, «in contrapposizione a un odioso blitz siamo di fronte a un crimine di Stato che si sta sviluppando sotto i nostri occhi, non in qualche ora, non per un errore, non per effetti collaterali non previsti. Si sta sviluppando un orrore… Forse una della pagine più ignobili dal secondo dopoguerra a oggi».
Dunque l’«odioso blitz» è stato anche di durata breve, «qualche ora», e insomma, brutto, bruttissimo, ma i terroristi non hanno fatto niente rispetto a quel criminale di Netanyahu. Nell’odioso blitz sono stati trucidati 364 civili israeliani, altri sono stati rapiti e decine di donne sono state violentate.
Comunque: in Italia abbiamo a che fare con un ex presidente del Consiglio che confonde lo Stato d’Israele con le comunità ebraiche.
E il presidente della comunità ebraica di Roma, Vicotr Fadlun, ieri ha commentato così: «Assisi è la città della pace, questo è il suo valore universale e tale deve restare. Un luogo per appelli alla democrazia e alla tolleranza. Purtroppo», ecco che il tono cambia, «la radicalizzazione si annida dietro le parole quando non si resta aderente allo spirito di Assisi. È capitato quest’anno a Giuseppe Conte, che ancora una volta ha confuso Stato di Israele e comunità ebraiche, rilanciando il suo intervento su “X” (l’ex Twitter, ndr). Indipendentemente dalle idee che ciascuno può avere sulla guerra di Gaza», ha continuato Fadlun, «si tratta di una confusione speriamo non voluta ma comunque pericolosa, della quale l’ex premier si assume la responsabilità per le conseguenze che può avere e che non possono sfuggirgli, in un clima di rinascente odio antisemita».
Il responsabile della comunità ebraica di Roma ha infierito: «Peraltro, già nell’incontro dell’anno scorso a cui il presidente Conte fa riferimento, lo avevamo invitato, nel fare politica, a rivolgersi ai giusti interlocutori internazionali e non genericamente ai cittadini italiani, ancorché ebrei».
PERNACCHIE
Conte, come sottolinea Fadlun, ha pubblicato il suo intervento sui social.
Scorrendo tra i numerosi commenti, ed escludendo quelli delle truppe cyber-cammellate (i copia-incolla degli incaricati dagli uffici stampa si riconoscono facilmente) ne troviamo uno particolarmente efficace: «Giuseppi, potevi scegliere tra il disonore e la figura di m… Hai scelto quest’ultima e hai ottenuto entrambe».