Per il grillino 45 morti non valgono neanche un tweet.
Per lui l’unica ossessione che lo pervade, assieme ai componenti del Governo, sembra essere quella di come frenare l’arrivo di migranti
Per il nostro ministro degli Esteri, la riapertura dei pozzi di petrolio vale più della vita di 45 persone morte nell’ennesima tragedia nel Mediterraneo. Così è.
Per Luigi Di Maio quei morti non valgono neanche un tweet. Perché per lui non sono persone sono “migranti” e l’unica ossessione che lo pervade, assieme ai componenti del Governo di cui fa parte, sembra essere quella di come frenare l’arrivo di migranti illegali. Il titolare della Farnesina non si spinge fino al punto di usare la parola “invasione”, perché su quella c’è il copyright di Salvini, ma il senso del suo agire, si fa per dire, internazionale è lo stesso: che le persone muoiano in mare, che quelle respinte finiscano nei lager libici, a “Giggino” importa poco o niente, d’altro canto, è stato uno dei sostenitori più accaniti del vergognoso rifinanziamento alla vergognosa Guardia costiera libica.
E non contento di questa prodezza, Di Maio ci ha provato anche con la Tunisia, recandosi in visita ufficiale a Tunisi, affiancato dalla collega ministra dell’Interno, la più sobria Luciana Lamorgese, e staccando un assegno, o meglio un pagherò, di 11 milioni di euro per le autorità tunisine a patto che s’impegnino di più per contrastare l’immigrazione clandestina.
Per un Paese che vive una gravissima crisi economica, con un malessere sociale che spinge tanti tunisini, soprattutto giovani, a tentare la sorte imbarcandosi su una carretta del mare, 11 milioni sono un nulla.
Tragedia in mare
Almeno 45 persone sono morte il 17 agosto al largo della Libia: a denunciarlo sono state l’Oim e l’Unhcr, esprimendo profondo dolore per quello che è “il naufragio di maggiori proporzioni registrato al largo della costa libica quest’anno. Al naufragio sono sopravvissuti 37 migranti, la maggior parte provenienti da Senegal, Mali, Ciad e Ghana.
I sopravvissuti sono stati soccorsi da pescatori locali e dopo lo sbarco sono stati arrestati dalle autorità della Libia, un paese che non ha mai firmato la convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati e dove i migranti sono quotidianamente esposti ad abusi e violenze … leggi tutto