Da Palermo alla Siria per sostenere le principali vittime della guerra più “sporca” del Medio Oriente: i bambini.
E’ la storia del “Comitato Nour- Ama e cambia il mondo” e anche quella di decine di piccole associazioni, privati cittadini e gruppi nati sui social capaci di arrivare, fin dall’inizio del conflitto, dove hanno difficoltà anche le grandi ong internazionali: individuare situazioni urgenti, dare sostegno alle famiglie per cure, medicinali, cibo, in qualche caso organizzare corridoi umanitari per i casi più a rischio. Tutto col passaparola, segnalazioni, reti di amici e collaboratori sul posto.
Un lavoro encomiabile fatto di solidarietà, tanti contatti social, impegno e non pochi sforzi, ma capace di miracoli come quello avvenuto per il piccolo Nour, “il nostro angelo”, come lo definiscono i membri dell’associazione.
“Lo considero mio figlio, quando penso a lui mi commuovo sempre, ed è una spina nel fianco perché non ho più sue notizie da un anno e mezzo”. Lisanna Genuardi ha fondato il “Comitato Nour” nel 2016, intitolandolo al bambino di otto anni il cui video le arrivò nel periodo più buio per la città di Duma, nella Ghuta orientale, periferia est di Damasco, nota per l’occupazione da parte della fazione islamista Jaysh al-Islam, il rapimento degli attivisti Samira Khalil, Razan Zaituneh, Wael Hamada e Nazem Hamadi, l’assedio feroce e i bombardamenti da parte del regime con gli alleati russi, l’attacco chimico del 7 aprile 2018.
“Ritraeva un bambino con questi occhi azzurri grandi, sorridente, adagiato su un tappeto molto logoro. Non l’avevo guardato per intero. L’ho fatto solo dopo diverse ore ma quando sono arrivata in fondo, ho visto che aveva il collo dei due femori fasciato. Mi è preso un colpo al cuore”. Decide di cercarlo, passa diverse notti a chiedere notizie tra chi si trovava in città … leggi tutto