«Non è più possibile accettare che si tolleri la presenza di squadristi sui social network e che sia permessa la pubblicazione di fake news fatte passare come notizie vere»,
affermava Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), commentando la notizia (la bufala) sui cani che sarebbero stati mangiati dai migranti a Lampedusa e pubblicata dal quotidiano Libero, lo scorso 7 agosto, ma che purtroppo continua a circolare sul web.
Un fatto grave, «Indice di un degrado nella comunicazione che non è solo figlio di ignoranza e malafede. Siamo di fronte ad un sistema organizzato e dev’essere trovato un modo per fermarlo», affermava Giulietti e che per queste parole nette e a difesa della verità, dell’etica e della deontologia professionale, da tre giorni sta subendo attacchi e minacce per aver commentato la vicenda: (ricorda il sito per la libertà d’espressione Articolo 21 anch’esso preso di mira dai «leoni» da tastiera) «un fatto che probabilmente ha fatto innervosire gli inventori di fake news e la “batteria” di persone che quelle bufale fa circolare sui social».
«Ripartiamo dalle nostre certezze – ha proseguito Giulietti –, dalla nostra Costituzione antifascista e anti-razzista. Siamo di fronte a una rete che colpisce l’antifascismo. A “squadristi” pronti a tutto pur di portare avanti un sistema di falsificazione. Ora siamo anche arrivati alla liste dei buoni e dei cattivi, dei socialmente pericolosi.
Siamo al paradosso: è “pericoloso” chi smaschera le notizie false e allarmistiche! Purtroppo l’origine di questa notizia (la notizia dei cani, ndr) è un giornale, un quotidiano, e su questo credo si debba intervenire oltre che riflettere. Spero che l’Ordine dei Giornalisti valuti questo fatto di assoluta gravità.
Questo modo di fare giornalismo colpisce tutti, le associazioni che operano nel sociale, le ong che salvano vite in mare, i rifugiati e i richiedenti asilo, i credenti, i non credenti, i diversamente credenti ed è inammissibile» … leggi tutto