Kris Kristofferson, ritratto breve di un attivista analogico (rollingstone.it)

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L’alternativo è il tuo papà

 (Kris Kristofferson e Martin Sheen in una manifestazione del 1987 contro un test nucleare Foto: Steve Northup/Getty Images)

Ha pagato per le sue scelte, ma ha tirato dritto per la sua strada. «Venderei di più se fossi un redneck di destra, ma faccio questo mestiere per dire la verità». Elogio di uno spirito libero

Kris Kristofferson doveva sentirsi a casa in quel contesto. Era il 1995 e apriva un concerto di Johnny Cash sponsorizzato da una radio country in un posto fuori Philadelphia. È cambiato tutto quando ha dedicato un pezzo a Mumia Abu-Jamal, il giornalista e attivista ed ex membro delle Pantere Nere condannato a morte nel 1981 per l’omicidio di un poliziotto proprio a Philadelphia.

La gente ha iniziato a fischiare pungolata dai paragoni fatti da Kristofferson: Abu-Jamal come Martin Luther King Jr., come John F. Kennedy, come Malcolm X, come Gandhi. Il Philadelphia Daily News lo definì «un altro idiota hollywoodiano male informato» e la radio country che sponsorizzava il concerto smise di passare la sua musica (non che prima lo suonassero granché).

Non era né la prima, né l’ultima volta che Kristofferson esponeva con chiarezza le sue idee sulla politica o su altre questioni. Dopo la sua morte, avvenuta lo scorso 28 settembre a 88 anni d’età, è stato ricordato per lo più come autore di canzoni e come attore, ma è stato anche un attivista in prima linea e spesso coinvolto in cause controverse, e questo per oltre mezzo secolo. Questo lato lo rendeva diverso dai colleghi che bazzicavano e bazzicano ancora il country e il pop.

Cresciuto a Brownsville, Texas, aveva un legame diciamo così innato coi lavoratori ispanici per via della sua tata Juanita Cantu. «Parlavo spagnolo prima ancora di parlare inglese», ha detto nel 1982. «Sentivo vicini i lavoratori agricoli e i loro problemi».

Tutto questo ha portato anni dopo alle prime prese di posizione pubbliche, come quando ha sostenuto il sindacato United Farm Workers, il cui co-fondatore Cesar Chavez s’è battuto per migliorare le condizioni di lavoro e l’assistenza sanitaria dei lavoratori del settore agricolo. Per Kristofferson era «una delle persone più ispirate del pianeta».

Lavorare al suo fianco, ad esempio per spingere la Proposition 14 volta a garantire l’accesso dei sindacalisti ai lavoratori agricoli sul posto di lavoro, gli fece capire quant’era dura la lotta che c’era da affrontare. «I ragazzi del college di oggi mi riportano indietro agli anni ’50», diceva nel 1978. «Dicono: “Non permetterò che tolgano il cibo dalla bocca del mio bambino”. Ma sono loro che ti mettono quel cibo in tavola… Che delusione, non sapevo ci fossero così tanti piccoli repubblicani in circolazione».

Sono poi arrivate lotte ben più controverse. Ha appoggiato la causa di Leonard Peltier, il nativo americano condannato per l’omicidio di due agenti dell’FBI che cercavano l’autore di una rapina, che non era Peltier, il quale si è sempre detto innocente. Kristofferson c’era al concerto per Peltier del 1987 al fianco di Jackson Browne, Willie Nelson e Joni Mitchell. Salito sul palco, disse che l’uomo era stato preso di mira per il suo attivismo, beccandosi una ramanzina dal procuratore federale che seguiva il caso.

Due radio della California meridionale vietarono le canzoni sue e di Nelson. «Passare i suoi dischi significherebbe mettere in dubbio la reputazione degli agenti e non sarebbe giusto», disse il direttore di una delle stazioni. Secondo Kristofferson, la sua amicizia con Vanessa Redgrave e le controverse prese di posizione pro Palestina gli sono costate degli ingaggi negli anni ’70.

Tutto ciò non ha avuto alcun impatto su Kristofferson. Anzi, lo ha spinto a battersi per altre cause. A fine anni ’80 ha partecipato a una manifestazione pro Irlanda e anti Inghilterra a San Francisco. Nel 1987 ha protestato con Martin Sheen contro un test nucleare condotto dal governo degli Stati Uniti.

Nel 1990 ha pubblicato Third World Warrior, un album politico che ha tolto il sonno ai pr della casa discografica. Durante il concerto che aprì per Cash gli dissero che i poliziotti che erano tra il pubblico erano infuriati per via dei commenti su Abu-Jamal. Non fece una piega. Chiese a Cash che ne pensasse, ricevendo come risposta un «non devi scusarti di niente» e un invito a cantare con lui.

E chi può scordare le immagini di Kristofferson che consola Sinéad O’Connor, rischiando di diventare a sua volta oggetto dell’ira dei fan, quando la cantante venne fischiata al concerto per il 30esimo anniversario di Bob Dylan nel 1992? «Non farti abbattere da quei bastardi», le ha sussurrato all’orecchio. «Fischiare quella ragazza così coraggiosa m’è sembrato sbagliato», ha detto poi.

Negli anni ’10 è rimasto fedele alla linea, si è esibito a favore dell’United Farm Workers con Los Lobos e Ozomatli e per altre cause care ai lavoratori agricoli. «Sono stato un radicale per un sacco di tempo», ha detto a Esquire. «Venderei di più se fossi un redneck di destra, ma faccio questo mestiere per dire la verità».

Quanti sono oggi i musicisti country che si schierano fermamente e pubblicamente a sostegno di cause che potrebbero costare loro metà del pubblico che hanno? A Kristofferson battagliare per le sue convinzioni non dispiaceva, anzi, tutt’altro. “Combatterò e morirò per la libertà”, cantava in Third World Warrior, “contro un’aquila o un orso”.

Da Rolling Stone US.

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