di Aldo Grasso
Padiglione Italia
L’orrore dei regimi totalitari quasi svaniti in un oblio colpevole
(Carc – Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo)
Cartelli in Italia contro Liliana Segre, additata come «agente sionista», in Austria Herbert Kickl vince le elezioni e si definisce «cancelliere del popolo», appellativo un tempo usato per definire Adolf Hitler, in Germania è boom dell’estrema destra: l’AfD vince le elezioni regionali in Turingia e avanza anche in Sassonia.
Cosa sta succedendo? Svaniti nel nulla i documenti scritti e visivi, le drammatiche testimonianze dei sopravvissuti, i «mai più», le gite scolastiche ad Auschwitz?
Nell’arco di due generazioni, l’orrore del nazifascismo, dei totalitarismi in genere, è solo una cartolina sbiadita, un voltare le spalle alla brutalità di un male che non può essere redento, ma solo guardato nella sua atrocità.
Se Antonio Tajani dice che «i rigurgiti neonazisti vanno respinti», Matteo Salvini gli rinfaccia di «aver mangiato pesante» e, nel frattempo, invita oggi a Pontida tutti i «patrioti» del sovranismo.
Parole come dittatura, regime, nazionalismo sono state sostituite da sinonimi più blandi e non rappresentano più un tabù.
Il rapporto fra memoria e oblio è uno dei nessi più inestricabili e complessi che la storia della cultura abbia tramandato: nelle teche, tutto sembra parlare a favore delle testimonianze ma spesso l’oblio si ribella e trasforma nell’arco di due generazioni il retaggio etico della memoria in dimenticanza.
(Carc – Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo)